Tempo fa ho raccontato di alcuni piccoli misteri nella vita della povera Susanna ed oggi pomeriggio, ripensandoci, mi sono resa conto che ce n'è uno anche nella mia. Niente di che, intendiamoci: una di quelle piccole cose che uno non riesce a spiegarsi anche perché non c'è nessuno, per vari motivi, in grado di farlo.
Il mistero è questo.
Io sono una di quegli albanesi approdata nel Bel Paese via gommone e di certo non avrei mai pensato che avrei fatto, sia pur per breve tempo, l'insegnante di lingua. Mi capitò tuttavia il caso di un ingegnere edile che, dovendo andare per lavoro in Albania (credo avesse delocalizzato lì una ditta di materiale edile) volle imparare le lingua albanese. Lo accontentai e per un anno venne due volte la settimana a casa mia per addentrarsi nei misteri dell'idioma balcanico. Nei ritagli di tempo, mi raccontava di sé e mi disse che aveva scritto e rappresentato varie commedie dialettali in città. Mostrò di conoscere i teatri locali, parlò diffusamente degli attori in vernacolo dando a vedere di essere in confidenza con molti di loro, mi raccontò anche alcuni gustosi aneddoti che li riguardavano. Era un tifoso della squadra locale ed una delle storielle che mi narrò riguardava una partita cui aveva assistito con suo figlio.
Fin qui, nulla di stravagante. Il corso di albanese finì, io non vidi più il tipo (anche se andai spesso con Susanna a vedere le commedie in vernacolo), altre vicende accaddero ed io dimenticai completamente l'ingegner Gedeone Alfano Poggi (ché tale era il suo nome).
Un giorno conobbi una giovane attrice che recitava in dette commedie. Era napoletana, e sosteneva sempre la parte della bella "straniera" arrivata a turbare la tranquilla routine di una famiglia borghese perugina. Andammo alcune volte a cena insieme con lei e Susanna e mio marito Tarquinius le disse che io conoscevo l'ingegner Alfano Poggi, cui avevo insegnato l'albanese. L'attrice confermò che anche lei lo conosceva e si disse stupita della ragione per cui il tipo aveva voluto apprendere la mia lingua: non le risultava che avesse aperto una ditta in Albania, anche perché, a quanto ne sapeva, insegnava estimo in un Istituto locale. Comunque, disse, poteva anche darsi che collaborasse con il proprietario di qualche ditta. Quando le narrai l'aneddoto che l'ingegnere mi aveva riferito, in cui era coinvolto il figlio, si mostrò ancora sorpresa perché non le risultava che il tizio avesse figli e nemmeno che fosse sposato.
A questo punto Tarquinius espresse dei dubbi sul fatto che si trattasse della stessa persona.
Io insistetti che il commediografo era lui: mi aveva anche regalato un libretto che conteneva sette delle sue commedie! Del resto, che a Perugia ci fossero due ingegneri edili di nome Gedeone Alfano Poggi, che per hobby rappresentavano opere in vernacolo, beh, mi pareva una coincidenza impossibile. A Perugia. Cittadina di duecentomila abitanti. Mah.
Qualche tempo dopo, ebbi l'occasione di conoscere personalmente il commediografo, giacché la nostra amica Madama Grazia, la proprietaria della Food Farm (che durante la sua carriera d'insegnante aveva rappresentato a scuola alcune sue commedie), mi aveva mandato a casa sua con l'incarico di ritirare la fotocopia di una sua opera che nel libro non era contenuta.
La casa dell'ingegner Alfano Poggi non era lontana dalla Food Farm e io mi resi subito conto che il tizio, pur non giovanissimo, abitava ancora con l'anziana madre. Non era sposato, non aveva figlioli, insegnava in una scuola ed era prossimo alla pensione, tanto che ci raccontò che non vedeva l'ora di lasciare l'insegnamento per dedicarsi unicamente al teatro.
Inutile dire che non riconobbi in lui nessuno che avessi mai conosciuto.
Tarquinius gli raccontò la storia delle lezioni di albanese e gli chiese se, per caso, non avesse qualche parente col suo stesso nome, anch'egli dedito alle opere in vernacolo. L'ingegnere scosse il capo, sorpreso: l'unico Gedeone Alfano Poggi di Perugia era lui, né gli risultava che vi fossero altri, anche con un nome simile, che scrivevano commedie.
Tarquinius, appena uscito dalla casa, disse: "Ma a chi cappero hai insegnato albanese, tu?"
Questo era l'aneddoto che il sedicente Alfano Poggi mi narrò. Era tifoso del Perugia ed aveva sempre cercato d'inculcare in suo figlio lo spirito sportivo, pacifista ed il rispetto per le squadre avversarie. Essendosi recato col rampollo ad una partita della squadra del cuore con la nemica Ternana, mentre tutti tifavano per il Perugia ed urlavano contestualmente minacce sanguinose all'avversaria, egli ripeteva: "Vedi, Gilberto, lo sport affratella, è capito, cocco? AFFRATELLA!" e il figlio: "Certo, bebo, c'è ragione, affratella, affratella, e sì che 'nn è vero!" e intanto scandiva verso il campo con voce tonitruante: "DEVI MORIRE!!! DEVI MORIRE!!!"
(Nella foto: la Via Ritorta, suggestivo vicolo di Perugia).