mercoledì 10 luglio 2013

Un saluto dai tetti


"Una volta, da ragazza, mi trovavo in vacanza a Malta con la mia famiglia" ci ha raccontato ieri Maysa la lince, mentre stavamo bevendo del vino fresco al locale sul Lago Screanzato. "I miei genitori avevano preso in affitto un mini appartamento all'ultimo piano di un palazzo mezzo fatiscente, e sopra c'era una terrazza dalla quale si vedeva il Mediterraneo e i tetti della città. A me piaceva guardare quella marea di terrazze, terrazzine, panni stesi che ondeggiavano al vento del mare, antenne televisive, scalette, condizionatori d'aria e campanili. Stavo spesso sulla terrazza con le mie sorelle a guardare la distesa della città - Malta è praticamente tutta una città - e un pomeriggio, mentre bevevamo un thè ghiacciato, ci sentiamo chiamare. La voce veniva dai tetti e si rivolgeva proprio a noi, dato che ci chiamava con i nostri nomi di battesimo... 'Maysa! Souad! Shadi!!!...' Souad era il nome di mia madre..."
Cipriana ci ha portato una bottiglia di Kabir fresco e il marito di Maysa, il pondenco Ramòn Llull Costa i Llobera, ce lo ha versato nei calici. Fuggevolmente ho ripensato a Susanna.
"Mia madre si è alzata e si è messa a scrutare l'orizzonte per capire da dove provenisse la voce. Veniva da una terrazza lontana e, alla fine, siamo riusciti a scorgere una sagoma in mezzo a una fila  di panni stesi che si agitavano. 'Souad!!! Sono lo zio Shawzi!!!' 'Zio!!!!' ha urlato mia madre. 'Zio!!! Sei riuscito a scappare!!!'... Dovete sapere che a Beirut, all'epoca, c'era la guerra civile e chi poteva prendeva tutti i suoi stracci e fuggiva....  'E la zia Iyad?' 'E' con me, siamo arrivati oggi! C'è anche Latif!' Mia madre e mio zio hanno continuato a chiacchierare per qualche minuto a urli dai tetti, poi si sono salutati"
"E poi, vi siete visti" ha affermato Tarquinius. La lince ha bevuto un sorso di vino bianco e ha scosso la testa.
"No" ha risposto. "Non li abbiamo più visti"
"Come no? Non siete andati a cercarli, per incontrarvi?"
"No, e come facevamo? Magari avessimo potuto. Ma mica c'erano i cellulari, all'epoca. Avremmo dovuto sperare di incontrarli casualmente per strada, perché non eravamo in grado di capire da quale terrazza ci chiamassero. La città era grande e sovraffollata, dove andavamo a beccarli? No, non siamo riusciti a capire da dove venisse la voce dello zio, e non li abbiamo più incontrati. Adesso lo zio e la zia sono morti, e mio cugino Latif non so dove sia..."
 
 
 
(veduta del lago Screanzato)
 

7 commenti:

il monticiano ha detto...

Un vero peccato.
Ma non è che Maysa abbia sognato?

Kylie ha detto...

Che avventura da un tetto all'altro. Bellissima la prima foto.

Buon venerdì!

annalizard ha detto...

Io mi sarei messa a chiamarli nei giorni successivi a squarciagola fino a che qualcuno non mi tirava una ciabatta in testa.
Pensa tu che storia....ritrovarti e poi riperderti sapendo che sei ad un passo da me!
Annalisa

Lypsak ha detto...

Quoto Annalizard, c'era da perderci la voce! Ma non si potevano urlare l'un l'altro un posto dove incontrarsi? Un bar? Una piazza? Qualcosa? :)

aquila ha detto...

I tetti a mo' di cellulare, insomma...
Che bella la prima foto.

Anonimo ha detto...

Forse nell'emozione del momento hanno perso di vista la praticità del mettersi d'accordo su un posto per rtrovarsi...Però che peccato.
A volte non mi ricordo più di come fosse più complicato, per certi versi, il mondo prima dell'avvento dei cellulari e di internet.

Nou ha detto...

E' bellissimo questo racconto, forse il migliore, ma...malinconico...malinconico... Volendo vedere la parte positiva, almeno c'è stato quell'incontro di voci.
Ricordo bene quando non c'erano i cellulari e la grande forza che ci si metteva nello sperare di incontrarsi per caso.

Un abbraccio

Nou