domenica 30 gennaio 2011

... e le mie lacrime son coriandoli per te...

I preparativi per il Carnevale fervono anche a Volusia.
Forse ricorderete che Volusia è un progetto-pilota dell'attuale Governo, il quale è molto attento alle tematiche della sicurezza e della riabilitazione del condannato dopo il crimine ed investe parecchio danaro in questa città-carcere sperimentale, in cui le strutture sono all'avanguardia ed i servizi sono di prim'ordine.
Il Governatore di Volusia sta in questo periodo organizzando un grande Carnevale, iniziativa che ha suscitato anche qualche polemica nei Comuni circonvicini, che ritengono eccessive le elargizioni di finanziamenti alla struttura. Ma dette diatribe non hanno minimamente turbato il Consiglio della città-gattabuia, che sta apprestando carri allegorici di sfavillante bellezza,



ritrovi festivi curati nei minimi dettagli, in cui organizzare mascherate a tema,




strutture ludiche adatte anche ai più piccini.




Sono andata a Volusia oggi pomeriggio con Megalo, a trovare la donnola Aurinca Lacusta, che ci ha mostrato tutto l'apparato carnascialesco ormai pronto. Una sola parola è uscita dalla bocca di Megalo quando ha visto l'ambaradan:
"Minchia!!!"

domenica 16 gennaio 2011

Sociomitologia

Non posseggo un computer e il mio amico Arturo, il soriano ragioniere che convive con la visoncina Lucy K.K., per consentirmi di stampare la mia tesi di laurea mi ha cortesemente messo a disposizione quello del suo ufficio (che vedete nella foto sopra: dato che ancora non ha molti clienti, lui e Lucy arrotondano con lavori campestri). Ero già rimasta un po' perplessa circa la targa che Arturo ha messo sulla porta del locale:

                 Rag. Arturo Pasquale Dianomarina Trifone Benzi, Stupidollo

Mi sono chiesta: cosa vuol dire "stupidollo"? E' un'onorificenza, tipo Mr. Fitzwilliam Darcy, Esquire?
Comunque sia, ieri stavo lavorando alla mia tesi sui rapporti fra animali e umani nel mondo del lavoro e intanto ascoltavo con mezz'orecchio i discorsi che nell'altra stanza facevano Arturo, Lucy e Baedyn, il vombato che vende salsicce alla FoodFarm. Credo stessero facendo le parole crociate... lo spero, almeno, perché stavano parlando delle tre Parche, le divinità greco-latine che erano preposte alla tessitura del ciclo della vita: una avvia il lavoro, una disegna le scene e la terza recide il filo quando è giunta l'ora della morte. La materia del contendere concerneva i nomi delle tre allegre figliole. Una era Atropos, diceva Lucy K.K., l'inesorabile, quella che taglia il filo. E le altre?
"Lachesis" ho brontolato io. "Giusto!" ha urlato Arturo (ma per fare il ragioniere a che serve sapere i nomi delle Parche? boh...). "E la terza?"
"Ma che ne so, guardate su Internet, ormai ci si trova di tutto".
E' proprio vero, pensavo tra me. Una volta se volevi sapere qualcosa dovevi uscire, prenderti il bus e andare fino alla Biblioteca locale, frugare dentro schedari metallici e far passare migliaia di schedine di cartoncino che riportavano i titoli dei testi più stravaganti... tutti, meno che quello che interessava a te, of course... Mentre pensavo questo, dalla stanza attigua proveniva un urlo di trionfo:
"Samantha!!!"
Samantha?... Atropos, Lachesis e Samantha?
Mi pare strano.
"Ma quelle saranno le tre Porche, caso mai" ho bofonchiato, mentre mi veniva in mente che forse la terza si chiamava Cloto.

giovedì 6 gennaio 2011

I Rutuli nel cyberspazio e i blogger ringhiosi

Diario Hollie Hobby
In attesa di notizie di Liriope (non ce n'è veruna) e delle foto di Capodanno che devono essermi inviate via cavo, sono qui a riordinare il materiale per la mia tesi in Sociologia e a riflettere, davanti al camino acceso, sui rapporti che intercorrono nella blogosfera. Tarquinius, che sta qui vicino incidendo una tavola di faggio e inserendo minuscoli intarsi più chiari nel legno più scuro, brontola che su Internet non si hanno rapporti veri. Ne convengo, ma gli assicuro che è possibile si scatenino sfrenate simpatie o incoercibili rancori verso l'uno o l'altro blogonauta, nel ristretto ambito delle interazioni che è possibile avere. Si può anche litigare da blog a blog, anche se non hai mai visto il padron di casa e non hai la menoma idea di che muso abbia. 
Susanna diceva sempre che non permetteva a nessuno di litigare con lei e la mia filosofia è pressoché identica. Non tutti la pensano così, però, tanto è vero che sovente la mia povera amica sorrideva di fronte a talune uscite di blogger che inspiegabilmente le dimostravano una decisa quanto misteriosa ostilità. Una sera mi raccontò che era entrata in un blog di cui non ricordo il nome (e, in ogni caso, non lo nominerei) e aveva lasciato un commento ad un post che aveva come oggetto la Spagna. Scherzosamente, Susanna aveva commentato qualcosa del tipo: "Grande popolo, gli Spagnoli. Non foss'altro perché mettono il punto interrogativo sia all'inizio sia alla fine della frase, evitandoti di inchiodare cambiando bruscamente intonazione alla fine". Dopo qualche giorno aveva letto un acido commento di risposta, che le rendeva noto che la grandezza di un popolo non si misura certo dai suoi segni d'interpunzione. Ma va'! Vedendo poi che i commenti al blog suddetto erano pochissimi, capimmo come mai e Susanna si guardò bene dal visitarlo ulteriormente.
A me successe un'altra scenetta buffa: non fui assalita dal padron di casa, bensì da uno dei suoi commentatori. A quanto pareva, il gatto del proprietario aveva qualche problema renale e io credetti di far cosa gradita dandogli qualche consiglio. Anche perché la persona che aveva commentato prima di me aveva dato suggerimenti a mio parere un po' discutibili. Purtroppo, pare che questa persona fosse un veterinario (o, come diceva Fantozzi, per tale si spacciava) e i miei consigli furono accolti da un'ondata di furore spaventoso, che la spinse ad insultarmi e a fare una serie d'affermazioni deliranti che mi fecero sorgere più di un dubbio sulla serenità del suo spirito. Io scrissi al padrone del blog dicendo che il suo sito mi piaceva, ma che certo visitare un blog dovrebbe essere un piacere e io non intendevo andar lì per farmi insultare dai suoi amici, talché poteva star tranquillo che non avrebbe mai più letto un mio commento; e così è stato.
Adesso sono da sola a ragionarci, davanti al camino acceso, ma mi faccio oscuramente molte domande, forse anche banali.
La prima riguarda le motivazioni che spingono una creatura ad aprire un blog. Non vuoi che nessuno lo legga o commenti? E allora che madonna lo scrivi a fare sulla Rete? Non ce l'hai davanti a casa una cartoleria dove comperare un bel diario segreto con la chiave ed il lucchetto, su cui riversare i tuoi dubbi e le tue afflizioni e da chiudere accuratamente in un cassetto sotto una pila di quaderni o di biancheria intima?
Può anche darsi il caso di un blogger che (cosa poco simpatica, a parer mio, ma forse in qualche caso necessaria, chi lo sa) apra un blog chiuso. (Bella frase, "apre un blog chiuso". Dicesi ossimoro, se non vado errata). Se vuoi commentare, devi presentare una richiesta. Io me ne guardo bene. Così come su Facebook: difficilmente sono io a chiedere l'amicizia, la cosiddetta amicizia. Chi vuol parlare con me, deve chiamarmi perché io non cerco nessuno. Nei siti chiusi io nemmeno ci provo, ad entrare. A parte che penso si tratterà d'un gruppo d'amici che vivono lontani e che vogliono parlare dei cabbasisi loro, e che non se ne fanno niente d'un'outsider.
I più problematici sono i blog aperti il cui proprietario ti dimostra ostilità. E tu ti domandi ma cosa gli duole, a costui? Magari perché tu arrivi quando il blog va avanti da un pezzo, ma dato che ti piace, vorresti saperne di più e talvolta non capisci qualche scherzo, qualche allusione, chi è il tale personaggio e chi la talaltra... e loro s'incazzano e ti fanno notare rabbiosi che "i lettori del mio blog questa cosa la sanno"... e tu, paziente, ti metti a leggere il blog dall'inizio (qualche blog è piacevole quanto un libro, sia chiaro), ma magari qualcosa salti e allora ti viene astiosamente ricordato. Viene sottolineato in modo inquisitoriale che tu quella cosa non la sai. Non la condividi. Come? Tu non c'eri quando l'abbiamo fondato! Tu sei arrivata dopo! A te per farti capire le cose ti devo fare i link! (e perché no? io li faccio). Insomma, ti senti come il Rutulo che arriva a Roma, ne ammira la grandezza e vorrebbe integrarsi, ma i Romani lo scacciano perché è un barbaro, non c'era, quando abbiamo fondato Roma!
Il Rutulo in questione (io) dopo un po' si stufa, la vita è piacevole o così dovrebbe essere, evitiamo discussioni sterili con gente di cui neppure conosciamo il muso. Noi Rutuli sdraiamoci davanti al camino con un bicchiere di birra leggera e una ciotola di noci, chiedendoci oscuramente se la gente che naviga in Rete sia sempre la stessa gente che gira per le strade e per gli uffici, e che se ha qualche problema vien fuori sempre, anche da dietro alla tastiera, anche dal muso buffo di un avatar carino.