sabato 4 novembre 2017

Osservazioni sociologiche sulla Fiera dei Morti

L'organizzatore della Fiera

Ieri la gatta Fabia, la nutria Agenore Antenore, il ratto Michelangelo er Pantegana, il suo fidanzato Fulgenzio Planciade Dixit ed io abbiamo partecipato al rito collettivo denominato "La Fiera dei Morti". Anni fa, c'era anche la visoncina Lucy K.K. con la sua bancarella che magnificava "Siliqua, siliquetta, balaustio e strobilo"; quest'anno non c'era, era a Umbria Fiere con Asiak e il furetto Scubidù. 
Agenore Antenore, essendo un fotografo professionista, scattava foto a tutta randa e Fabia si fermava ad ogni bancarella che vendesse formaggi (Fabia ha una latteria sul Lago Trasimeno), cercando peraltro di scansare carrozzine di tutti i tipi. Sì, perché quest'anno alla fiera abbondavano due cose: le carrozzine e gli imbonitori.
"Io credevo che gli imbonitori fossero ormai rimasti in pochi, che fossero gli strascichi di un passato che si allontana" osservava la gatta. Michelangelo ha fatto una delle sue risate sgangherate. "Ahò, ce sta a crisi, daje! Co' a crisi la ggente cerca d'aranciasse aa mejio, mica tutti cionno er capitale per mettese a fa l'imprenditori!"
"Vero" ho detto io "Ma a me danno  tanto l'idea di essere degli imbroglioni, che ti dico..."
"Onesti nun so de sicuro, ce ne stava una che venneva er sapone che funziona anche quanno è finito, nun te dico artro..."
"Come sarebbe a dire 'il sapone che funziona anche quando è finito'?!?..."
"Oh, armeno così ho capito io..."
In quel momento, Fabia inciampò in una carrozzina e finì lunga distesa per terra, mentre la conduttrice della medesima - giovane mamma con pargolo - strepitava che gli aveva urtato il figliuolo provocandogli uno choc che gli avrebbe sicuramente bloccato lo sviluppo e stroncato la carriera. Michelangelo si arrampicò sulla carrozzina e la mammina, alla vista di un enorme ratto nero con la tuta da fabbro, cacciò un urlo sovrumano e fuggì via a razzo, mollando il mezzo con il piccolo che rideva e accarezzava un beato Michelangelo, che faceva le fusa.
"O Michelangelo, oltre che frocio pure pedofilo?"
"E studia pure le lingue! un sorcio che fa le fusa..."

Fabia, rialzatasi con l'aiuto di Fulgenzio Planciade, si mise a spingere la carrozzina con il bimbo che canticchiava, sicura che la madre, smaltito lo spavento, sarebbe tornata alla ricerca del pupo. Neanche a chiedergli come si chiamasse, il piccino avrà avuto al massimo nove mesi...
Dopo avere girato varie corsie della fiera - in cui Fabia comperò una forma di cacio  fatto stagionare nelle vinacce delle visciole - senza avere contezza alcuna della madre terrorizzata, un'altra carrozzina mi passò sulla coda e io, inviperita, diedi un morso ad una gomma che si sgonfiò immantinente fra le bestemmie della madre che la sospingeva. Infine, dopo un'ora buona, ci ritrovammo nei pressi del punto d'ascolto e tentammo di avvicinarci, per lanciare un appello alla madre orbata. Mentre Michelangelo spingeva la carrozzina, cantando al bimbo osceni stornelli laziali, vedemmo arrivare da destra una carrozzella con un vecchio di circa centodue anni, condotta a forte velocità da una badante dall'aria ucraina, e da sinistra una carrozzina per bimbi, in cui sedeva tronfio un grasso ragazzetto di cinque anni, che sghignazzava spinto dal fratello pressappoco decenne a circa cinquanta chilometri all'ora.
Chiusi gli occhi per non vedere lo strazio, ma lo scontro fu inevitabile.
Nell'aria risuonava la suadente voce di Fabia, che invitava la madre di un maschietto dell'apparente età di otto-nove mesi, con una carrozzina così e colà, a farsi viva presso il punto d'ascolto per riprendersi la progenie; contemporaneamente l'aria fu lacerata dall'urlo selvaggio del bambino obeso che cozzava contro il vegliardo centoduenne in un intreccio laocoontico di membra, ruote, gommapiuma e bulloni, che produsse alla fine due individui di cinquantatré anni cadauno.

La madre del piccolo che avevamo in custodia non si fece mai viva. Fabia decise di portarselo a casa e di mettere un annuncio su "Cerco e Trovo".
"Sarà... ma a me me sa tanto che quela mignotta nun l'ha pensata male a ammollacce er regazzino..."  fu la filosofica conclusione del ratto mentre lui e il fidanzato aiutavano Fabia a caricare la carrozzina sul furgoncino. Il bimbo cantava lietamente una canzone il cui testo faceva pressappoco "Gaaa gaaa gaaagagaaaaa ..."
"Ahò, e chi glii scrive i testi a questo, Mogolle?"
E fu così che il piccino fu ribattezzato "Mogolle".




4 commenti:

Anonimo ha detto...

Questa Fiera dei Morti farebbe invidia a quella di Thackeray!
Bellissimo poi il nome der pupo: Mogolle!!
Annalisa

Anonimo ha detto...

Evito le fiere come la peste..e dal tuo racconto ho la conferma che faccio bene!

Lypsak ha detto...

Ciò mi rievoca ricordi agghiaccianti che credevo ormai sepolti nella memoria... Tipo la Festa del Perdono (ommioddio perdono) in Valdarno. Uhmadò. Madò. Uh.

Susanna ha detto...

Perché, che succede durante la festa del perdono?