Sempre nell’ambito dei seminari del professor Biancamagnolia, ho elaborato una seconda relazione (dopo quella della desensibilizzazione sistematica di Ada Corishant), dal titolo:
Ruolo del Trauma nei Disturbi della Condotta: il piccolo Albert e gli Apostoli
Forse non tutti sanno che…
Il condizionamento classico è un tipo di apprendimento, studiato nei primi anni del XX secolo dal fisiologo russo Pavlov, che voleva capire il meccanismo per cui gli animali imparano che certi stimoli possono presentarsi insieme (tipo il cagnaccio che sbava quando sente la voce della padrona perché sa che verrà a portargli il rancio, per capirci). Un povero disgraziato di bimbo, il piccolo Albert (evidentemente orfano, o trascurato dai genitori dediti alla tossicodipendenza, alla prostituzione, al gioco d’azzardo o a tutti e tre assieme) amava giocare con dei candidi topolini, finché un giorno due efferati figuri che si spacciavano per comportamentisti, la Rosalie Raynor e il James B. Watson, esponenti di spicco presumo dell’Erode Fan Club, non attuarono un demenziale esperimento: presero ad emettere fortissimi rumori alle sue spalle ogni volta che il poverino si avvicinava ad un ratto bianco. Ne conseguì che il piccolo Albert, manco a dirlo, ogni volta che vedeva un topo bianco si sentiva male e piangeva; tanto che giunse al punto, riferisce la bieca coppia Raynor-Watson, di generalizzare questa risposta emotiva condizionata mostrando paura non solo nei confronti di piccoli animali bianchi, ma anche di una stola di pelliccia bianca. Li mortacci loro!
E fateci anche i furbi, direi io. I testi non chiariscono che ne fu del piccolo Albert, ma io ipotizzerei che abbia in seguito sviluppato un Disturbo della Condotta, così concettualizzato nel DSM IV:
Una modalità di comportamento ripetitiva e persistente in cui i diritti fondamentali degli altri o le norme e le regole della società appropriate per l’età adulta vengono violate. La condotta aggressiva causa o minaccia danni fisici ad altre persone od animali, ed è presente un comportamento prepotente ed intimidatorio, come dare inizio a colluttazioni fisiche o usare un’arma che può causare seri danni fisici (un bastone, una bottiglia rotta, un coltello o una pistola).
Ho fatto accurate ricerche in tal senso, in questo coadiuvata da Maddy McSnow, una mia ex-compagna di scuola che attualmente è borsista presso la cattedra di Storia Indoeuropea e ha affittato un mini-appartamento presso la sorella della Mamma, la Zia Elena, all’Oscano. Maddy ha consultato testi, codici e reperti nelle biblioteche ed ha elaborato alcune ipotesi che tuttavia, allo stato attuale delle conoscenze, tali rimangono. Le ho sottoposte a mio fratello Edoardo, l’avvocatone Sullivan, e quel malvissuto ha commentato che: a) la Maddy lavora da cani (e ti credo, è un pinscher); b) la Maddy m’ha preso per il culo e c) che le nostre scoperte gli paiono barzellette; ma Edoardo, si sa, è poco collaborativo. (In tutti i modi, non so se sono brava a raccontare barzellette. Mi dicono di sì. Quando le racconto, alle cene o alle feste, tutti ridono. Quel farabutto di Edoardo insinua che io sia ridicola, più che comica; ma già conosciamo il personaggio, del resto…)
"Ma Signore…."
"Pietro! Ascoltami! Lascia che i bimbi vengano a me!"
Pietro incassa e Gesù si rimette a predicare, mentre l’apostolo acciaccato si massaggia la spalla e guarda trucemente il branchetto ignaro. In quella, una tegola parte da mano sconosciuta verso il Salvatore, che elegantemente si sposta a sinistra, talché colpisce in piena fronte il povero Pietro, che dà la stura ad una serqua di parolacce e maledizioni quali non si erano mai udite in tutta la Galilea e la Palestina dai tempi del Re Salomone (da parte delle due decerebrate che si litigavano il pargolo, of course). Gesù ovviamente riprende il suo irruento apostolo:
"Pietro! Non bestemmiare e lascia che i bimbi vengano a me!"
"Ma Signore, ma ti pare possibile…."
"Pietro! Fidati! Lascia che i bimbi vengano a me!"
Bon, ve la faccio corta, se no diventano i cuentos de nunca acabar; la scena si ripete varie volte, dapprima con lancio di foratini, poi di sampietrini (e cosa meglio?), quindi di paracarri e macigni via via più grossi; fino a che, quando una macina da mulino scagliata a gran velocità rotola verso il Figlio di Dio (il quale con una piroetta si pone immantinente fuori traiettoria) e passa sopra il piede destro di Pietro frantumandogli lo scafoide, l’apostolo ruggendo agguanta una pertica e inizia a rotearla freneticamente sopra le teste dei frugoletti.
"Pietro! Lascia che i bimbi vengano a me!"
"Eh no, eh! Basta con la bufala dell’altra guancia, chi siamo noi, i più coglioni? No, adesso lo …"
"Pietro! Lascia che i bimbi vengano a me (sussurrando) che quando mi viene a tiro gli faccio un culo come un cesto!"
(Ne conosco anche di più irriverenti, per la verità – almeno un paio: la poesia di Natale del delicato poeta germanico Erich von Blasfem e la storia, di vago sapore neorealista, del parroco con la peristalsi sconvolta ed in ritardo per la Santa Messa … ma forse non è il caso di divulgarle qui. Non foss’altro perché se no Martino mi scatena dietro lo Shin Beth...)
(Ne conosco anche di più irriverenti, per la verità – almeno un paio: la poesia di Natale del delicato poeta germanico Erich von Blasfem e la storia, di vago sapore neorealista, del parroco con la peristalsi sconvolta ed in ritardo per la Santa Messa … ma forse non è il caso di divulgarle qui. Non foss’altro perché se no Martino mi scatena dietro lo Shin Beth...)
1 commento:
Mi querida Susanita
sovvengommi parabole cotali, ma tempo attualmente non ho per narrarle, a poscia rimanderemo.
^________^
Art
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