Il mio professore di geometria mi fa fare ogni sorta di figure, mi disse una volta mio fratello Martino. Mi è tornato in mente codesto calembour alla lettura di un romanzo regalatomi da mia cugina Margot, Il cerchio (Gaja Cenciarelli, Empirìa Florida, 2003). Leggendolo mi è scoppiato un gran mal di testa. Cominciamo bene, si dirà. No, il mal di testa non è dovuto al fatto che il romanzo sia noioso o astruso, ché invero non è né l’una né l’altra cosa, anzi: è una di quelle storie che attacchi a leggere e non molli più finché non hai finito, per cui i familiari ti vedono vagare per casa mangiando un biscotto-libro in mano, lavando i piatti-libro-appeso allo scolapiatti, e via così. Certo, non si può dire che sia semplicissimo da capire, ma non è da lì che rampolla il mal di testa.
E’ che la storia rende proprio l’idea della nevralgia. Oltre che della geometria.
Riassumiamo: due amiche, Sara e Viviana, da un po’ di tempo non si frequentano più perché Viviana rifiuta Sara, si sconosce il perché. Una retta, da Sara a Viviana.
Sara convive con il paziente e sensibile Gabriele, che le prepara squisiti manicaretti mentre lei è al lavoro. Triangolo: Sara, Viviana e Gabriele.
Il luogo dove lavora Sara è la fiera del mobbing: principale bastarda, colleghe maldicenti e anche lievemente troie - per dire l’orribil cosa com’è - condizioni ambientali (aria condizionata a manetta) a dir poco malsane, che forse sono le responsabili dei lancinanti mal di capo della giovane Sara. Forse. (Io non credo, ma non anticipiamo con interpretazioni premature). Solo due cose piacciono alla nostra eroina: il lavoro e la collega toscana Alessandra (ed ecco che siamo al quadrato).
Due eventi stressanti campeggiano nella grigia vita di Sara: l’inspiegabile (inspiegabile?) rifiuto dell’amica Viviana di frequentarla e l’insistenza di Gabriele e di Alessandra nello spingerla a lasciare il lavoro, che, a loro dire, è causa delle sue emicranie. Ma Sara non vuol licenziarsi, ha paura di cambiare. Lo ripete sempre, che non ama i cambiamenti. Da adolescente, in contemporanea alla sua prima mestruazione, sua madre è morta e lei ha sempre legato la perdita della mamma al cambiamento: sono diventata una donna e la mamma è morta! (succede sempre così, la mamma muore simbolicamente; solo che questa è morta davvero).
Sara tempesta di SMS l’amica Viviana, senza esito. Del resto, Sara sta sempre china sul cellulare: quando era fidanzata con Gabriele lo tempestava di messaggi, scocciando di brutto gli amici che si sentivano leggermente esclusi; al lavoro smessaggia Viviana in continuazione, infastidendo le colleghe. Tenera amica? Forse; ma quando qualcuno le si avvicina troppo, lei lo rifiuta. Difende ad oltranza il suo lavoro, vi è talmente attaccata (qualsiasi sia la ragione) che rifiuta anche le amiche e il compagno, se tentano di convincerla a lasciarlo e a cambiare.
Quando Alessandra si licenzia e, in un tentativo di gran finale, vorrebbe trascinarla con sé, Sara per il nervosismo le ride in faccia, umiliandola e rovinandole l'uscita trionfale, dinanzi alle colleghe mignotte. Rifiuta la cena che le ha preparato Gabriele la sera, quando lui le fa notare che ha bistrattato Alessandra e che il lavoro le sta rovinando la salute. Alla fine, si scopre che è quella la ragione per cui l’amica Viviana non si fa più vedere: che le aveva trovato un altro lavoro e Sara lo aveva rifiutato astiosamente, sentendosi invasa nella sua privacy.
Ma era proprio vero che il lavoro le rovinava la salute? Forse gli amici di Sara preferivano crederlo, per non interrogarsi più a fondo sulle sue nevrosi (occuparsi seriamente di un’amica è faticoso, lo sapete? Meglio trovare una causa esterna. Mal di testa che schianta? È colpa del condizionatore d’aria tenuto troppo alto, voila, lo spegnamo, oppure le facciamo cambiar lavoro e lei magicamente sta bene!).
Quando Viviana finalmente si decide a risponderle, la fa distrarre mentre attraversa una strada e una Panda rossa la tira sotto; mentre sul display del telefonino appare beffarda la scritta “VIVI”, Sara muore.
E il cerchio (che ogni tanto si liquefaceva fino a sformarsi tentando di diventare un quadrato) si chiude. Termina il caleidoscopio di geometrie…
Molti anni fa, in un romanzo giallo della Mamma, lessi la frase accorata "...tante cose sembrano!" Ecco, a me questo romanzo ha dato angoscia - e forse era questo il fine - perché mi è apparso come un girotondo di discorsi fatti attorno a qualcuno (la Sara) di cui non interessava ad alcuno conoscere l'identità e i problemi. Tante cose sembrano... Tante idee ci facciamo su chi ci sta vicino, ma il nostro apparente sodalizio con loro può terminare bruscamente (di tempo non ce n'è mai) senza che nemmeno abbiamo capito chi sono, cosa amano, di cosa hanno paura.
3 commenti:
quando mi passa questo momento (momento...) di commozione... quando mi riprendo dalla sorpresa e dalla gioia di aver visto il mio primo libro, il mio primo tentativo... forse riuscirò a scrivere qualcosa.
però intanto una cosa posso dirla.
leggere le tue parole mi ha ricordato quanta vita e quanto dolore ho messo in quella storia.
avevo dimenticato tutto, tutte le sue implicazioni, i particolari, la costruzione, i significati espliciti o meno...
(mi sono interrotta TRE VOLTE mentre scrivevo questo commento. sono davvero commossa. grazie, di cuore, susannuccia mia:* è vero, è tutto vero quello che hai scritto. ma ora mi calmo e vedrai che riuscirò anche a scrivere qualcosa di sensato ;))
Susanna, spero non ti dispiaccia se ho pubblicato un post... speciale sul mio blog! :*
"Molti anni fa, in un romanzo giallo della Mamma, lessi la frase accorata "...tante cose sembrano!" Ecco, a me questo romanzo ha dato angoscia - e forse era questo il fine - perché mi è apparso come un girotondo di discorsi fatti attorno a qualcuno (la Sara) di cui non interessava ad alcuno conoscere l'identità e i problemi. Tante cose sembrano... Tante idee ci facciamo su chi ci sta vicino, ma il nostro apparente sodalizio con loro può terminare bruscamente (di tempo non ce n'è mai) senza che nemmeno abbiamo capito chi sono, cosa amano, di cosa hanno paura."
Ecco, è questa la parte che continuo a leggere e rileggere e sulla quale continuo a pensare, a riflettere.
Hai fatto davvero quadrare il cerchio...
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