giovedì 23 ottobre 2008

Corso di razzismo: lo stereotipo

Aristogìtone Ngouma è il licaone che ha dato il nome alla nostra band di liscio. E’ africano, congolese di lingua francese, laureato in legge, ma se lo vedessi non gli daresti un soldo di fiducia perché ha il look tipico dell’extracomunitario sfranto. Fa il guardiano diurno in alcuni cantieri (di notte viene sostituito da Ecate Accorinti detta Catina, una nottola originaria di Salci). Con gran sorpresa di tutti, ha trovato un nuovo lavoro serale: tiene un corso di razzismo al Centro di Mediazione Culturale, dal titolo Come diventare un razzista ineccepibile in soli dieci incontri.

Ibadeth si è iscritta al corso e ha preso appunti.

Le prime lezioni vertevano sulla comprensione del fenomeno e sulle fasi da attraversare per giungere ad un perfetto comportamento discriminatorio. Su cosa dobbiamo riflettere per capire il razzismo, si è chiesto alla prima lezione del corso il trasandato licaone? Dobbiamo tener presente che il razzismo è la teoria secondo la quale determinati gruppi, umani e non solo, diversi da altri per origine, religione o etnia, presenterebbero segni d’inferiorità tali da giustificare un trattamento discriminatorio nei loro riguardi.

Prima di parlare della discriminazione, tuttavia, s’hanno da capire i concetti di stereotipo e pregiudizio. Per cui andiamo per ordine, come disse Erode pianificando la strage degli innocenti.

Che cosa è lo stereotipo?

Al mondo ci sono tante cose, ha pontificato il licaone, più di quanto noi possiamo immaginare e molte più di quante incontreremo mai. Magari noi viviamo in un villaggio come Civitella Plestina, da cui possiamo uscire per andare a Roma, a Milano, ad Amsterdam, anche in Tasmania, se ci garba; ma di certo mai potremo vedere tutto e conoscere tutti. Posto che abbiamo voglia di farlo, il che, per la maggior parte dei casi, non è.

Allora ci creiamo un’immagine del mondo che non ci sta a portata di mano. Abbastanza logico, sin qui.

Ma com’è l’idea che ci facciamo? Delle due l’una:

· se siamo curiosi di conoscere, ci informiamo: consultiamo l’atlante, ci comperiamo un’enciclopedia, guardiamo su Internet. Se ci capita a tiro qualcuno che viene da fuori gli scassiamo i bartolomei fino a che non ci ha detto tutto sulla sua religione, le sue usanze, la sua cucina;

· se tale curiosità non ci assilla, ci facciamo un’idea vaga e sommaria, approssimativa e frammentata, degli altri; quest’idea viene, di solito, dal gruppo cui apparteniamo, che magari ne sa meno di noi. Tale immagine può anche avere qualche elemento di verità, però ha una caratteristica: è di solito rigida ed indifferenziata. Si appiccica ad un gruppo che non è il nostro un’etichetta che vale per tutti i suoi componenti e che non è suscettibile di essere modificata. La cosa funziona per tutti i gruppi, non solo etnici. Basti pensare a ciò che si crede delle donne: che non siano portate per la matematica, che non siano capaci di mantenere un segreto, che non abbiano manualità per la meccanica e così via. Lo stereotipo può essere anche positivo (“i neri hanno il ritmo nel sangue!”), ma nella maggior parte dei casi è negativo; parte da un’idea scarsamente aderente al vero e non prevede cambiamenti, neppure quando nuovi dati ti provano il contrario di quel che pensi.

Dallo stereotipo al pregiudizio, proclama Aristogìtone, il passo è breve. Quanti stereotipi avete in mente, ha chiesto all’uditorio attonito? Quante idee fisse e preconcette albergano nella vostra zucca riguardo a gruppi differenti dal vostro (e non solo dal punto di vista etnico)? Fatene una raccolta il più possibile corposa, ha concluso con aria dottorale, inforcando un paio d’occhiali (senza lenti) e riferitemela nella serata di domani. La lezione è conclusa, adesso io, che essendo africano ho il ritmo nel sangue e faccio il percussionista, vado a suonare la batteria con la mia band di liscio.

2 commenti:

ventopiumoso ha detto...

forte, anche se un po' criptico per me.

Gaja Cenciarelli ha detto...

fantastico!
arìstogitone è la personificazione vivente che gli stereotipi non esistono e che ci sono solo esseri umani.

:*