giovedì 30 ottobre 2008

No alla riforma Gelmini


nogelmini
Inserito originariamente da susannucciauccia

Questo è un banner che potrete trovare nel blog di Sub... se siete così astuti da saperne mettere uno.


Io no.

Ma io non faccio testo, sono solo una micia.

Palinodia

Dicesi palinodia la pubblica ritrattazione di un pensiero precedentemente espresso, cosa che di solito non dà gusto a nessuno e a me neppure. Quest'estate, per bocca del pipistrello Filòstrato, dissi che eravamo in una dittatura gentile. Ora sono qui a fare palinodia: mi sbagliavo. La nostra non è una dittatura gentile.

E' una dittatura e basta.

Mai, credo, si è vista una così ferma e vasta opposizione alla riforma della scuola seguita da un così becero disprezzo del Governo per le ragioni altrui.

Mai, credo (tranne durante il ventennio fascista, naturlich) si sono lasciati liberi teppisti d'estrema destra di aggredire dei manifestanti che poi sono stati accusati d'esser loro gli assalitori.

Mai si è vista una simile mistificazione di quanto sta succedendo in Italia. Milioni di manifestanti contro la riforma Gelmini ignorati totalmente dalle televisioni di regime. Interviste fatte quasi esclusivamente a studenti di destra (che ovviamente inneggiano alla riforma e belano che vogliono studiare, loro!). Migliaia di cortei pacifici e le televisioni che si soffermano solo sulle risse - peraltro deprecabili, da qualsiasi parte politica vengano. Alte cariche dello Stato che danno dei cretini a coloro che la pensano differentemente. Ministri che tentano di far passare l'idea che la crisi dell'Italia sia colpa dei pubblici dipendenti, cui si stanno togliendo, pian piano e nell'indifferenza generale, tutti i diritti faticosamente acquisiti in tanti anni di lotta. Ministri che vogliono decapitare la cultura - delle scuole medie, delle università - perché non la capiscono. Perché fa loro paura.
Un premier con tanto senso dell'umorismo da elargire il Ministero delle Pari Opportunità ad una signora che ha costruito una carriera sulla sottomissione femminile; da elargire il Ministero dell'Istruzione ad una signora che non sa mettere correttamente gli accenti (l'"egìda" invece dell'"ègida") né far di conto (lo sapevate che il 40 % di 800.000 è 400.000?... Che c'entra, nemmeno io so far di conto, ma per lo meno non faccio il Ministro...).
No, questa non è una democrazia.
Questa è una dittatura e basta.
Non saprei in quale altro modo definirla.

mercoledì 29 ottobre 2008

Leggere, scrivere e far di conto? ovvero: la triste storia della scomparsa dell'Università pubblica

DL 112
Una cronistoria
Il 25 giugno 2008, su proposta del Ministro del Tesoro on. Tremonti, il Consiglio dei Ministri approva (On. Gelmini compresa!) il Decreto Legge n. 112 (DL 112), concernente:
Disposizioni Urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e le perequazione tributaria.
Il Consiglio della Facoltà di Scienze, nell’adunanza del 23 luglio 2008, esprime severe critiche sul DDL 112, in merito alle conseguenze sulle attività di didattica e di ricerca.
Il 6 agosto 2008 il Parlamento approva in via definitiva il DDL 112.
Il Senato Accademico, nella seduta del 15 settembre 2008, approva all’unanimità una mozione di protesta sul DDL 112, motivata dalle conseguenze negative che esso avrà sull’Università pubblica ed invita i docenti ad informarne gli studenti nella prima ora di lezione dell’Anno Accademico.

Elementi critici del DL 112:
1) Taglio dei finanziamenti pubblici all’Università (FFO)
2) Riduzione del turn-over del personale
3) Università come Fondazioni?
4) Sospensione delle Scuole di Specializzazione (SSIS) per la formazione degli insegnanti.

1) Taglio dei finanziamenti pubblici all’Università (FFO)
FFO (Fondo Funzionamento Ordinario): finanziamento ministeriale del sistema universitario (6820 milioni di euro nel 2008)

Tagli del FFO nel DL 112:
63,5 milioni di euro per il 2009
190 milioni di euro per il 2010
316 milioni di euro per il 2011
417 milioni di euro per il 2012
455 milioni di euro per il 2013

Si tratta in totale di quasi 1500 milioni di euro di riduzione in cinque anni,
Una media di 300 milioni di euro per anno. Si passa dalla riduzione dell’ordine dell’uno per cento nel 2009 ad una riduzione del 7,8 per cento fra il 2012 e il 2013 !
Tutto questo applicato ad un sistema sottofinanziato. Come appare dallo schema seguente.

Dal confronto con gli altri paesi avanzati (dati OCSE) emerge infatti la necessità di un aumento, e non di una diminuzione, del finanziamento pubblico (ma anche privato) al sistema Università!

Dati OCSE
1) Spesa annuale per studente:
USA: 24370$, Inghilterra: 13506$, Germania: 12446$, Francia: 10995$, Media OCSE: 11512$,
Italia: 8026$
2) Spesa pubblica annuale per studente:
USA: 8400$, Inghilterra: 9400$, Germania: 10200$, Francia: 9300$, Media OCSE: 8400$,
Italia: 5400$
Conseguenze del taglio FFO:
a) riduzione dei servizi agli studenti
b) riduzione delle infrastrutture (aule, laboratori, biblioteche)
c) peggioramento della qualità della didattica
d) riduzione delle attività di ricerca

con un peggioramento globale della qualità delle nostre Università ed ulteriore perdita di competitività rispetto alle Università straniere.Assisteremo, oltre che alla cosiddetta “fuga dei cervelli”, anche alla fuga degli studenti universitari?
L’uso ottimale delle risorse necessita:
1) della valutazione del sistema universitario (ma l’istituzione dell’agenzia di valutazione è stata appena bloccata) e
2) della ripartizione del FFO sulla base dell’efficienza di ciascuna Università (invece della attuale distribuzione “a
pioggia”
).
2) Riduzione del turn-over del personale
Il DL 112 fissa un limite massimo di
a) 1 su 10 per il 2009
b) 1 su 5 per il 2010 ed il 2011
c) 1 su 2 per il 2012
di nuove assunzioni rispetto al numero di pensionamenti. Il limite sul turn-over si applica a ciascuna Università prescindendo dall’efficienza nell’uso delle risorse (e del rispetto del limite del 90% per la spesa di stipendi del personale)
Implicazione a medio termine a legislazione costante: dimezzamento del numero di docenti!

E’ realmente necessario ridurre il numero di docenti e soprattutto, è funzionale all’obiettivo di far divenire l’Europa una ”società della conoscenza”?

Il confronto con gli altri paesi industrializzati suggerisce che il numero di docenti universitari dovrebbe aumentare invece che diminuire!

Dati OCSE sul rapporto (numero studenti / numero docenti):
USA: 15.1 Germania: 12.4 Francia: 17.0 Inghilterra: 16.4, Media OCSE: 15.3
Italia: 20.4
Quale scenario futuro con un dimezzamento del numero di docenti?
- Situazione attuale: un docente/ricercatore dedica in media metà del tempo alla didattica e metà del tempo alla
ricerca
- Assumendo un numero stazionario di studenti: se il numero di docenti/ricercatori si dimezza, allora ciascun
docente/ricercatore dovrà raddoppiare il tempo dedicato alla didattica per preservare le attuali attività formative
- Situazione futura: il docente/ricercatore dovrà dedicare tutto il suo tempo all’insegnamento e non potrà svolgere
l’attività di ricerca

Conseguenze
- Abbassamento generale della qualità della didattica
- Lo studente non potrà interagire con il mondo della ricerca e della produzione di nuove conoscenze
- Impossibilità di svolgimento di tesi sperimentali causa l’assenza di laboratori di ricerca
- Non si potranno formare nuovi ricercatori: le scuole di dottorato spariranno in assenza di attività di ricerca
- Sparizione delle Università pubbliche come sedi dello sviluppo delle nuove conoscenze. Gli Atenei si
trasformeranno in super-Licei

Può esistere una nazione sviluppata senza la ricerca di base svolta nelle Università?

3) Università come Fondazioni?
Il DL 112 introduce la facoltà per l’Università pubbliche di trasformarsi in Fondazioni in grado di raccogliere finanziamenti privati.
Implicazioni:
1) La natura pubblica delle Università verrà annullata
2) Dividerà gli Atenei in Fondazioni di classe A e di classe B in funzione della capacità economica della regione di appartenenza.
3) Il sistema del “diritto allo studio” verrà cancellato e non sarà più assicurata la possibilità di studi universitari ai
“meritevoli anche se in condizioni disagiate” (Art. 34 della Costituzione)
4) Sparirà la differenza rispetto alle Università private, ad esempio per le tasse universitarie (alla Bocconi ammontano
attualmente da 4300 a 9650 euro/anno).

4) Sospensione delle Scuole di Specializzazione (SSIS) per la formazione degli insegnanti.
Come potranno rivolgersi all’insegnamento quei giovani motivati e preparati ormai giunti alla laurea specialistica? Il provvedimento sembra dettato solamente dalla volontà di “far cassa”, prescindendo dalla necessità di formare gli insegnanti.
In conclusione

Visti i prevedibili effetti catastrofici del DL 112, l'Università
richiede al Governo ed al Parlamento l’emanazione degli opportuni provvedimenti
che assicurino le adeguate risorse finanziarie ed umane,
affinché l’Università pubblica continui ad esistere e svolgere al meglio le sue funzioni.
Ci appelliamo all’opinione pubblica ed alle forze sociali
affinché, dopo aver valutato le conseguenze nefaste della possibile
scomparsa dell’Università pubblica,
si uniscano a noi in tale richiesta.
L'Università auspica una seria valutazione sulla didattica, sulla ricerca
e la gestione dei bilanci universitari,
sottolineando che l’attribuzione delle risorse
va operata sulla base di una esplicita politica di valutazione

martedì 28 ottobre 2008

I meccanismi di difesa - La proiezione

Già una volta, qualche mese fa, ho parlato delle pulsioni, le energie che ti spingono a fare la tale o la talaltra cosa. Sosteneva il dottor Freud che molte pulsioni sono inaccettabili per noi, ci provocano ansia, e allora ricorriamo a delle strategie che dovrebbero contenerla, i cosiddetti meccanismi di difesa. Fin qui, niente di male: dobbiamo pur campare in relativa pace. Se non che anche tra i meccanismi di difesa c’è una graduatoria, peggio che nei concorsi pubblici. Alcune difese sono più mature, come l’umorismo; altre decisamente immature. Una difesa discretamente immatura è la proiezione.
Anni fa, nel condominio dove abito, c’era una vicina – ora trasferitasi – che ogni volta che mi vedeva impallidiva ed indietreggiava. (Mio fratello Edoardo, che è, come noto, malevolente, asserisce che anche lui tenderebbe a far così, al mio apparire… ma lui, si sa, è acrimonioso). La Mamma la derideva, fra sé e sé, ma ci ha poco da fare la spiritosa: lei suda freddo quando vede gli insetti… Questa manifestazione chiamasi fobia e si giova largamente della proiezione, in quanto sposta la percezione del pericolo da un moto interno ad un oggetto esterno (in questo caso, un animale). E’ spesso inutile, se provate terrore per un animale, che scaviate con la ruspa nei ricordi infantili per trovarvi una scena orrifica in cui venite brutalmente assaltati da un micetto, da una pantegana o da una scolopendra. Molte volte tale choc infantile non esiste: l’animale in questione viene caricato di tutte le sensazioni negative che, in realtà, vengono da dentro di voi. Da cosa? Io non ne ho idea, lo sapete voi quali sono le pulsioni che vi danno fastidio…

Facciamo un altro esempio. Siete spesso soggetti a tremendi mal di capo, ma gli esami effettuati dicono che la vostra capoccia sta benone. Il dottore ipotizza che la causa delle vostre cefalee sia psicosomatica, ma voi lo ignorate signorilmente e procedete, imperterriti, a cercare un medico che finalmente scopra la causa organica del vostro dolore. Magari la causa organica non c’è: voi avete qualche forte motivo di tensione, ma vi rifiutate di riconoscerne l’origine affettiva e ve la prendete con la vostra povera zucca. Perché è più facile dire che in voi c’è qualcosa che non funziona a livello organico che ammettere che avete qualche motivo di sofferenza psichica, che magari è doloroso e scioccante andare a cercare.

Terzo esempio. Siete convinti di essere onesti, affidabili, sinceri, competentissimi, e pensate che tutti gli altri siano sciatti, falsi e traditori, ce l’abbiano con voi e tramino perennemente per provocarvi dei malestri. Lasciando da parte il fatto che nella maggior parte dei casi agli altri di voi non gliene può fregar di meno, anche qui troviamo la proiezione: localizzare fuori di sé qualcosa che si rifiuta di riconoscere come proprio. Il pericolo non viene da dentro di voi, ma è fuori. Non siete voi ad essere sciatti, cialtroni e malevoli, ma sono gli altri che ce l’hanno con voi. Per sopravvivere bisogna scindere la cattiveria e la bontà che sono in ognuno di noi e attribuire a noi tutta la bontà e a qualcuno che sta fuori tutta la cattiveria… e vai con la superstizione. E’ perché era venerdì 17 che mi è successo di tutto e ho fatto un gran casino, mica perché sia un cialtrone io. E’ perché sono del segno dei Gemelli che arrivo sempre in ritardo, mica perché sono una maleducata coi controsterzi.
O con la mania di persecuzione. Sono gli altri che mi odiano, mica io che li odio.

Ma questo che ho detto non potrebbe valere anche per il razzismo e la xenofobia?… Proiettiamo sugli stranieri la malevolenza che siamo noi ad avere verso di loro; attribuiamo a loro mali che in realtà sono nostri, della nostra società…
…. ma non dico niente di originale, credo, no?

lunedì 27 ottobre 2008

Della discriminazione

"State unendo le dita? State ruotando le falangi? State stringendo amicizia con gente che ha il colore della pelle diverso dal vostro?..."
Finché siete vittima di stereotipi, poco male, ha ripreso il licaone al terzo incontro del corso sul razzismo; finché avete dei pregiudizi, peggio per voi, vi perdete tante belle cose di cui avreste potuto giovarvi, se il vostro ristrettissimo orizzonte non vi strozzasse. Se però mettete in atto i vostri pregiudizi, be’, questo comincia a diventare antipatico.
E’ maleducazione.
Il vero gentiluomo non discrimina.

Il comportamento discriminatorio del razzista ha quattro elementi essenziali, ha proseguito Aristogìtone:

a) differenze (vere o immaginarie) tra il razzista e le sue vittime;
b) importanza attribuita a tali differenze;
c) generalizzazione di tali differenze (se uno e così, lo sono tutti);
d) legittimazione dell'aggressione del razzista alla vittima.

Il punto a) è il più facilmente raggiungibile, giacché non c'è nulla di male nel constatare innocentemente le diversità. Se un uomo ha la pelle bianca e l'altro nera si vede, a meno che non sei cecato; se io sono un gatto europeo e Fabia un lussuoso gatto certosino, la differenza è evidente. L'atteggiamento razzista scatta quando si rileva la diversità (biologica o culturale) credendo che sia determinante, al fine di escludere la vittima dal gruppo cui il razzista appartiene.
Si effettua, pertanto, una generalizzazione. Lo stereotipo è, come s’è visto, un aspetto determinante nell'atteggiamento del razzista.

[es.: un ebreo è avido di denaro > tutti gli ebrei sono avidi di denaro;
lo schiavo negro era addetto ai lavori umili > tutti i negri devono fare lavori umili;
è stato arrestato uno spacciatore albanese > tutti gli albanesi sono spacciatori;
un rumeno ubriaco ha investito una ragazzina con l’auto >se qualcuno viene investito con l’auto, sarà stato
sicuramente un rumeno ubriaco].

Certo che se poi i giornali e le TV ci mettono il carico da undici, riferendo solo episodi delinquenziali in cui sono coinvolti stranieri, e minimizzando gli altrettanti (se non più) episodi che vedono protagonisti italiani, ecco che lo stereotipo-pregiudizio si rafforza… e allora 'nt'i corbelli, come ebbe a dire Alexis de Tocqueville...

sabato 25 ottobre 2008

Festa di compleanno

Non avevo mai visto il Museo archeologico di Perugia (marcia vergogna a me): ieri pomeriggio mi ci ha condotta mia cugina Margot, appositamente arrivata in treno dalla capitale per portarmi un regalo di compleanno. Piacevole giornata, invero: Margot ed io abbiamo visitato il Museo (che lei conosceva e io no, naturlich), poi siamo andati a fare acquisti da Antonietta che gestisce, lì di fronte, un negozio di carinerie assortite nomato Wabi, quindi aperitivo da Enonè, pregiata vineria lì a fianco. Per me sarebbe anche bastato; Margot ha però insistito per recarsi in una località dove, diceva, aveva aperto un negozio di cibo per animali all’avanguardia (il cibo, non gli animali).
Avrete senz’altro capito che non c’era nessun negozio né tampoco alcun animale all’avanguardia, ma solo animali arretrati e tradizionalisti. Almasilvia Deogratias (la gatta selvatica che gestisce un’azienda di prodotti biologici) aveva messo a disposizione la casa e la cucina e i miei amici avevano organizzato una mega-festa di compleanno.

Vicino allo stagno Maddalena, addobbato per l’occasione in maniera da risultare meno cupo (e da somigliare ad una parte del giardino della Reggia di Caserta) erano state allestite lunghe tavolate con vassoi colmi di ogni ben di Dio; un barcone dipinto, con candele accese a poppa e a prua e con dei suonatori a bordo solcava lo stagno suonando melodie balcaniche (Ibadeth, manco a dirlo!... non ho voluto approfondire però il testo delle canzoni, per tema di scoprire nenie sanguinarie e mortali); parecchie torce erano state disposte sulle rive dello stagno e intorno ai tavoli. Almasilvia, la visoncina Lucy K.K., Fabia e Srikant il pitone avevano lavorato tutto il pomeriggio per preparare il buffet. Otocioni e Licaoni, uniti per l’occasione, avevano preparato l’intrattenimento musicale. Maysa la lince e le sue Ametiste del Nilo avevano studiato un’elaborata coreografia di danza del ventre con il doppio velo. Michelangelo Storace detto Er Pantegana, il ratto della Sabina, aveva preparato gioielli in ferro battuto da offrire a tutte le gentili signore. La Contessa amica di Edoardo ha fornito pregiato vino delle sue vigne; l’Angiolina e le figliole hanno preparato un’eccellente ribollita. Asiak ha preparato per tutti dei delicatissimi top in seta cangiante, dall’azzurro al verde mare. A sorpresa è stata rintracciata ed è arrivata Alibech Estalère, un’altra visoncina dello sciagurato branchetto di Civitella Plestina, suonatrice di flauto, che si è esibita suonando melodie del folklore canadese. Madama Grazia, della Food Farm di Pila, ha fornito eccellenti salumi. Il contributo di Charlie consisteva nell'aggirarsi urlando “Ahò!”, fino a che mia sorella Megalo non gli ha calato una padellata sulla zucca, al che lui si è calmato. Mio fratello Martino, il rabbino, e Arturo il ragioniere erano stati incaricati di presiedere ai giochi di società. Hanno organizzato, dopo cena, una memorabile partita a calcio… però hanno fornito a ciascuno dei giocatori un pallone, giacché, ha detto il rabbino, non gli pareva educativo un gioco in cui tutti si spintonano e si massacrano i malleoli per il possesso di una sola palla (che poi, peraltro, appena conquistata viene presa a calci... sciagurato esempio di disprezzo per i beni appena acquistati... e gettata subito nella porta avversaria).
Il Bimbo e la Bimba aiutavano a servire ai tavoli. Maddy Mc Snow, la mia amica pinscher titolare della cattedra di Storia Indoeuropea, ha declamato un’antica poesia in lingua indoeuropea, molto bella, anche se non chiarissima in taluni suoi passaggi. Ramon Llull Costa i Llobera, il pondenco ibicenco consorte di Maysa, essendo un dj faceva il dj - manco a dirlo. Aveva però portato una botte di frìgola, un simpatico liquore dorato di Ibiza, che è sparito subito nelle gole voraci dei convitati. Annibale Bellassai detto Scubidù discuteva con la psichiatra di Asiak, Angelica Pasqui-Copanello (spero vivamente non parlassero di lei) e con Lirishta Damis, la soriana albanese che aveva una volta fatto parte delle Ametiste del Nilo. Forse la stava psicanalizzando al volo.
Il concerto tenuto da Otocioni e Licaoni nella barca sullo stagno è stato suggestivo… se si eccettua il fatto che non avevano avuto molto tempo per provare i pezzi ed erano, quindi, un pochetto fuori sincrono. Spettacolare anche la danza col doppio velo delle gatte bellydancer… ancorché con un piccolo fuori programma (debitamente registrato dalla telecamera del lupo giornalista e del fotografo ferrarese): la caduta di Kirti Mrinal nello stagno ed il conseguente salvataggio da parte di Aristogìtone il licaone (che, quando è emerso dall’acqua reggendo Kirti per la collottola sembrava il Kraken, il mostro degli abissi). Siccome la sbronza colossale non bastava, la serata è terminata con lo sballo collettivo offerto da Almasilvia: pregevole marijuana biologica coltivata nelle sue serre! La Contessa, fatta come una pigna, ha indossato il costume da danzatrice di Maysa (che le stava pure un po’ stretto) ed ha ballato sul tavolo uno sgangherato ed applauditissimo flamenco rock.
Alla fine, quando tutti erano distesi sui tavoli o sotto i medesimi, con la luce delle candele che andava smorzandosi, la visoncina nera Alibech ha suonato una nenia con il flauto, mentre il pondenco ibicenco cantava una canzone d’amore in lingua catalana. Mi auguro fosse dedicata a Maysa...

Ella no veu que m’és fatal
el meu destret, la meva espera;
ella no sap que sóc malalt
d’una mirada venturera;
ella no es tem que el seu fulgor
se m’ha emportat la llum del dia.
Oh, plany sonor, oh, ma clamor
de poesia!,
troba qui m’és causa d’amor
i d’agonia.

La veig només confosament,
Un llibre als dits o bé una rosa ;
no hi ha mirada més ardent
que el pobre somni que no gosa;
la seva dolça llunyania
tant he besat que em ve llangor.
Oh, plany sonor, oh, ma clamor
de poesia!,
troba qui m’és causa d’amor
i d’agonia.

Vés sense dir qui t’avià,
mai non conegui qui l’ha amada ;
si un caminet en davallar
vers mi vingués enamorada,
premi dolcìssim d’un enyor,
jo sé ben cert que en moriria.
Oh, plany sonor, oh, ma clamor
de poesia!,
troba qui m’és causa d’amor
i d’agonia.

venerdì 24 ottobre 2008

Happy birthday to me


compleanno
Inserito originariamente da susannucciauccia

24 ottobre, data di nascita di grandi uomini... e di grandi gatte!

Oggi è il mio genetliaco, gente!
Compio tredici anni!
Tanti auguri a me!

Temo che di là si stiano preparando grandi festeggiamenti, che dovrebbero essere una sorpresa per me... e io farò finta di non essermene accorta. Farò una faccia convenientemente sorpresa...

Corso di razzismo: parte seconda, o del pregiudizio

Narrano che Fray Luis de Leon, professore all’Università di Salamanca la bellezza di quattro o cinque secoli or sono, subì tante e tali traversie che rimase assente cinque anni dall’università e, al momento di riprendere le lezioni, iniziò dicendo, serafico “Como decìamos ayer…”. “Dove eravamo rimasti?...” così il licaone Aristogìtone ha interpellato il suo pubblico del corso di razzismo applicato. “Allo stereotipo?” E ha continuato dicendo che è comprensibile che ci sia: ci serve per andare avanti, è normale che ci si faccia un’idea vaga su cose e persone che non conosci, sarebbe complicato se dovessimo stare sempre a ricominciare da zero ad ogni situazione imprevista. Tuttavia una conoscenza approssimativa può facilmente trasformarsi in pregiudizio: un atteggiamento negativo ed aprioristico verso una categoria di persone. Ti fai cioè di un gruppo un’idea priva di analisi dei fatti che lo riguardano. Straparli senza conoscerlo, insomma.
Il licaone, ha detto Ibadeth, ha fatto l’esempio di un suo ex compagno di scuola, un ragazzino morto in un incidente: il giovane guidava una moto, e un giorno un camion che evidentemente aveva fretta di consegnare qualcosa gli tagliò la strada uccidendolo. Bene (si fa per dire), tutti i suoi conoscenti dissero che poverino era spericolato, che questi giovani con le moto corrono come pazzi, che i ragazzi sono incoscienti e cose del genere; e a nulla servì la testimonianza d’un vigile che disse a tutti che il povero giovane stava andando a velocità moderata e che la colpa era del camion. Qui agiva potentemente lo stereotipo: una categoria (i ragazzi) era giudicata incosciente e spericolata (e spesso lo è), ma nel caso presente non bisognava attivare il pregiudizio, bisognava ricominciare da capo: alt… forse stavolta non è andata così… forse questo ragazzino non era spericolato… O per lo meno, se non ti frega niente, ha concluso Aristogìtone, non ti poni il problema e stai zitto. Che è meglio.

Se però dallo stereotipo si passa al pregiudizio e dal pregiudizio alla discriminazione, si passa per così dire all’azione.

Dicesi discriminazione la traduzione di un pregiudizio in un comportamento che in qualche modo tende a sottolineare una distinzione.

E qui bisogna fare una fermata per riflettere sulla discriminazione.
E non solo.
Anche per permettere al relatore di recarsi a un pub a qualche chilometro di distanza. Ce ne sarebbe uno nella strada accanto, ha concluso Aristogìtone, ma fuori c’è un cartello che vieta l’ingresso ai cani ... e i licaoni, come forse sapete, possono facilmente esser confusi con essi. E' chiaro che qui si attua una discriminazione, ma dove discriminano io piglio e me ne vado, mica mi metto a litigare.

Anche perché la birra in quell’altro pub ce l’hanno migliore.

giovedì 23 ottobre 2008

Corso di razzismo: lo stereotipo

Aristogìtone Ngouma è il licaone che ha dato il nome alla nostra band di liscio. E’ africano, congolese di lingua francese, laureato in legge, ma se lo vedessi non gli daresti un soldo di fiducia perché ha il look tipico dell’extracomunitario sfranto. Fa il guardiano diurno in alcuni cantieri (di notte viene sostituito da Ecate Accorinti detta Catina, una nottola originaria di Salci). Con gran sorpresa di tutti, ha trovato un nuovo lavoro serale: tiene un corso di razzismo al Centro di Mediazione Culturale, dal titolo Come diventare un razzista ineccepibile in soli dieci incontri.

Ibadeth si è iscritta al corso e ha preso appunti.

Le prime lezioni vertevano sulla comprensione del fenomeno e sulle fasi da attraversare per giungere ad un perfetto comportamento discriminatorio. Su cosa dobbiamo riflettere per capire il razzismo, si è chiesto alla prima lezione del corso il trasandato licaone? Dobbiamo tener presente che il razzismo è la teoria secondo la quale determinati gruppi, umani e non solo, diversi da altri per origine, religione o etnia, presenterebbero segni d’inferiorità tali da giustificare un trattamento discriminatorio nei loro riguardi.

Prima di parlare della discriminazione, tuttavia, s’hanno da capire i concetti di stereotipo e pregiudizio. Per cui andiamo per ordine, come disse Erode pianificando la strage degli innocenti.

Che cosa è lo stereotipo?

Al mondo ci sono tante cose, ha pontificato il licaone, più di quanto noi possiamo immaginare e molte più di quante incontreremo mai. Magari noi viviamo in un villaggio come Civitella Plestina, da cui possiamo uscire per andare a Roma, a Milano, ad Amsterdam, anche in Tasmania, se ci garba; ma di certo mai potremo vedere tutto e conoscere tutti. Posto che abbiamo voglia di farlo, il che, per la maggior parte dei casi, non è.

Allora ci creiamo un’immagine del mondo che non ci sta a portata di mano. Abbastanza logico, sin qui.

Ma com’è l’idea che ci facciamo? Delle due l’una:

· se siamo curiosi di conoscere, ci informiamo: consultiamo l’atlante, ci comperiamo un’enciclopedia, guardiamo su Internet. Se ci capita a tiro qualcuno che viene da fuori gli scassiamo i bartolomei fino a che non ci ha detto tutto sulla sua religione, le sue usanze, la sua cucina;

· se tale curiosità non ci assilla, ci facciamo un’idea vaga e sommaria, approssimativa e frammentata, degli altri; quest’idea viene, di solito, dal gruppo cui apparteniamo, che magari ne sa meno di noi. Tale immagine può anche avere qualche elemento di verità, però ha una caratteristica: è di solito rigida ed indifferenziata. Si appiccica ad un gruppo che non è il nostro un’etichetta che vale per tutti i suoi componenti e che non è suscettibile di essere modificata. La cosa funziona per tutti i gruppi, non solo etnici. Basti pensare a ciò che si crede delle donne: che non siano portate per la matematica, che non siano capaci di mantenere un segreto, che non abbiano manualità per la meccanica e così via. Lo stereotipo può essere anche positivo (“i neri hanno il ritmo nel sangue!”), ma nella maggior parte dei casi è negativo; parte da un’idea scarsamente aderente al vero e non prevede cambiamenti, neppure quando nuovi dati ti provano il contrario di quel che pensi.

Dallo stereotipo al pregiudizio, proclama Aristogìtone, il passo è breve. Quanti stereotipi avete in mente, ha chiesto all’uditorio attonito? Quante idee fisse e preconcette albergano nella vostra zucca riguardo a gruppi differenti dal vostro (e non solo dal punto di vista etnico)? Fatene una raccolta il più possibile corposa, ha concluso con aria dottorale, inforcando un paio d’occhiali (senza lenti) e riferitemela nella serata di domani. La lezione è conclusa, adesso io, che essendo africano ho il ritmo nel sangue e faccio il percussionista, vado a suonare la batteria con la mia band di liscio.

mercoledì 22 ottobre 2008

Il trenino che vola


minimetro case bruciate
Inserito originariamente da susannucciauccia

Io amo la tradizione, ma amo anche andare avanti. Nel senso: amo molto le antiche usanze, purché non siano palesemente insensate.
Mi piace molto la torta al testo con il prosciutto, che è un po’ il simbolo della nostra città…oddìo, mi piacerebbe, ma la Mamma sostiene che i gatti non debbono mangiare maiale e me la nega.
Adoro la torta di Pasqua, che, a malgrado del nome, si fa tutto l’anno. Una cosa curiosa va detta: l’ho fatta assaggiare a parecchia gente e a nessuno è rimasta indifferente, o gli fa schifo o ne vanno matti.
Trovo buono anche il torcolo di San Costanzo, che è uno dei patroni della nostra città (San Costanzo, non il torcolo). Il 29 gennaio tutti i forni ne fanno a quintali, si vedono le file fuori dalle pasticcerie e si sente il profumo di dolci e uvetta.

Amo, a differenza di molti miei concittadini, che le vie della città siano invase dai turisti (per Umbria Jazz, per Eurochocolate…). Non mi garba punto l’isolamento che è ancora idolatrato da taluni perugini. La mia Mamma mi ha detto che fino a metà degli anni Settanta per Perugia non passava nemmeno il raccordo autostradale. Non è che non ci fossero strade asfaltate e che l’unico modo per arrivare in Umbria fossero le mulattiere, ben s’intenda; ma sino al 1974 non c’era la superstrada, che dalla E 45 porta a Valdichiana-Bettolle, località toscana in cui si può incontrare l’autostrada del Sole.

La stessa E 45 è stata terminata a metà degli anni Ottanta… E parecchi perugini ne erano ben felici perché non gradivano soverchiamente che circolassero troppi estranei nella regione: forse a causa della dominazione papalina (peraltro terminata nel XIX secolo), a Perugia c’è ancora una certa quota di diffidenza verso lo straniero – intendendosi con “straniero” anche chi viene dalle Marche o dalla Toscana, senza andare a scomodare arabi o africani… Certi perugini, perfino, non ti ammettono nella loro cerchia d’amicizie se non ti conoscono dall’asilo o, meglio ancora, non si conoscono i genitori e, se fosse possibile, anche i nonni. Non che tutti si comportino così, ma ce ne sono, vi assicuro che ce ne sono.

In breve, taluni perugini odiano le novità, di qualsiasi tipo, che riguardino persone o che attengano ai trasporti… ecco perché parecchi non hanno gradito, all’inizio di quest’anno, l’apertura di un nuovo simpatico mezzo di trasporto su rotaia, il cosiddetto minimetro.
Era quindi prevedibile che l’opposizione soffiasse sul fuoco delle polemiche. Ora, che l’opposizione soffi, mi sta pure bene: l’opposizione, per sua natura, si deve opporre. Mica deve fare come Veltroni, che fa finta.
Soffio anch'io, ogni tanto.
Solo che io adoro il minimetro.
Innanzitutto non inquina – e ti paresse poco.
In secondo luogo non è turbato dal traffico, perché sale dalla periferia al centro storico su una rotaia sopraelevata e non deve certamente fermarsi ai semafori né dare precedenze a chicchessia.
In terzo luogo, per andare in centro ci mette più o meno un quarto d’ora (compreso il tragitto con le scale mobili).
In quarto luogo è carinoooooooooooo!!!!!!!!!

Ha solo dei pregi, questo trenino? Certamente no. Il difetto maggiore è che è costato una tombola e – dicono – il Comune ha sperimentato un deficit che ha tentato di colmare con le multe e il famoso T-red (dicono pure truffaldino). Del quale è rimasta vittima anche la mia Mamma, peraltro. Il maggiore sbaglio del Comune, credo. Il deficit poteva essere risanato in tanti modi: con la pubblicità nelle stazioni, tanto per dirne una.
A Perugia si dice anche che il Comune, per ripianare il bilancio, ha stabilito che in qualsiasi parte della città il parcheggio sia a pagamento; ma io questo l’ho visto in tante altre città, non solo a Perugia.

Un altro difetto è il rumore. Il che è in parte vero; ma forse che i pullmann e i treni sono silenziosi? In tutti i modi, in molte stazioni del minimetro sono stati fatti dei lavori che lo hanno diminuito di molto.

L’appunto però più insensato che ho sentito fare al povero trenino è stato questo: parecchia gente che non ha casa lungo il suo percorso sostiene che a loro non serve. Grazie tante, e che ha da passare sotto casa di tutti, codesto benedetto treno? E’ ovvio che dovrebbe funzionare così:
· chi viene da fuori (o da nord o da sud) via raccordo autostradale uscirà allo svincolo vicino a Pian di Massiano (mi pare ci sia scritto Ospedale Silvestrini), lascerà l’auto al parcheggio Porta Nova (che è gratuito) e di lì salirà sul minimetro;
· chi viene in treno potrebbe scendere alla Stazione Fontivegge (che è quella centrale), che è collegata con la relativa stazioncina del minimetrò;
· chi abita lontano dal percorso del minimetrò potrebbe arrivare in autobus ad una delle sue sette stazioncine; oppure prendere qualche pullmann (non è che li abbiano tolti tutti…).

E’ abbastanza chiaro che l’Azienda dei Trasporti ha rivoluzionato orari e percorsi dei pullmann e la cosa ha mandato in tilt parecchia gente. Soprattutto anziani. Io però dico che si tratta, come sempre quando c’è qualche innovazione, di abituarcisi, perché il nuovo orario non è fatto male; non sarà forse perfetto, ma tutto si può migliorare.
Solo che l’opposizione soffia.
Ed è logico, come ho detto prima: l’opposizione fa il suo mestiere.
E’ la gente che, a mio parere, si deve rendere conto che le cose non possono restare in eterno com’erano quando eri piccolo.

Come ha detto un anziano all'inaugurazione del mini: "Avrem da gì avante, miga 'ndietro!"
Non è necessaria la traduzione, no?

martedì 21 ottobre 2008

Sonia manca da due anni


sonia marra
Inserito originariamente da susannucciauccia

Oggi non è l'anniversario della sparizione di Sonia Marra, e allora qualcuno mi chiederà che ne parli a fare? ...
L'anniversario sarà il 16 novembre. E', infatti, dalla sera del 16 novembre 2006 che della studentessa pugliese non si sa più nulla. Forse è morta, perché se fosse stata viva si sarebbe fatta sentire. Era libera, viveva fuori dalla famiglia, non era, credo, succube di nessuno: che sarebbe scappata a fare?
Forse la sua scomparsa è legata in qualche modo alla Scuola di Teologia di Montemorcino, dove lavorava. Forse. Di lei però non si parla più, a Perugia molti non conoscono neppure la storia, sebbene se ne sia parlato a "Chi l'ha visto?".
Perché non diffondiamo il più possibile la vicenda, in occasione del secondo anno di assenza di Sonia?

lunedì 20 ottobre 2008

Arte-terapia: Asiak e lo psicodramma


affreschi di asiak
Inserito originariamente da susannucciauccia

La casa di Ibadeth e Tarquinius ha cambiato aspetto; se sia un miglioramento o uno scadimento non mi pronuncio, ma Asiak, quando era ancora nella fase pittorica della sua terapia, ne ha ridipinto tutti i muri (nella foto potete terrorizzarvi ammirando alcune delle prove della visoncina groenlandese. Il disegno in alto a sinistra, se visto in verticale, dovrebbe raffigurare delle candele; quello in alto a destra, capovolto, dovrebbe rappresentare delle case in collina).

Tenendo conto dello stato in cui le pareti erano prima, forse si tratta di un miglioramento; comunque, Tarquinius e Ibadeth hanno detto che a loro piace. Il furetto Scubidù non si è pronunciato sul valore artistico, ma lo ha apprezzato come sforzo terapeutico.
Ora che Asiak va dalla psichiatra, tuttavia, sta prendendo forma l’idea dello psicodramma. Non è chiaro se si tratterà di uno spettacolo teatrale che riporti pari pari la storia del delitto di Civitella Plestina, di un musical, di una commedia degli equivoci o della drammatizzazione di una fiaba particolarmente paurosa che sarà usata per esorcizzare i terrori della giovane sartina; né è stato stabilito chi saranno gli attori, se alcuni pazienti del CIM, dei clienti della dottoressa Pasqui-Copanello o gli stessi protagonisti della storia. Asiak ha detto che le piacerebbe ritrovare gli altri visoni che erano con lei prigionieri della bieca signora Vescovo. Eccone un’altra che cerca qualcuno, ho pensato io. Come Srikant che cerca il suo amico liturgista bulgaro. Asiak ha riso e ha detto che, se lo trova, nello psicodramma ci buttiamo pure lui, così si mette a leggere il futuro nei biglietti della SIAE. Mentre Ibadeth preparava la cena, lei e Lucy K.K. si sono messe a fare uno schizzo della locandina dello spettacolo.
Ma se nemmeno sapete quel che volete fare, che schizzate?” le ha blandamente derise Ibadeth. Lucy le ha dato una risposta irripetibile che aveva a che fare con gli schizzi; Asiak ha detto che le piacerebbe usare i personaggi del dramma e mettere in scena “La guerra degli spettri”, una trucissima fiaba degli Indiani del Nord America. Io ho voluto sapere chi erano gli altri visoni prigionieri della pellicciaia, e Asiak mi ha mostrato l’elenco:

Asiak Lundbye (groenlandese, sarta)
Lucy K.K. Chamaepitys (anglo-canadese, cuoca)
Liriope Bǿnnelycke (isola di Wrangel, studiosa di lingua e letteratura ciaplina)
Alibech Estalère (franco-canadese, suonatrice di flauto)
Clément-Grégoire Louisquinze (franco-canadese, fabbricante di birra alle ghiande)

Inoltre:

Joel Modou: pittore avoriano, proprietario di un atelier a Civitella Plestina
Marta Elena Zanibellato: nipote della signora Miranda Vescovo; vive a Mira, in Veneto, possiede una barca a
motore e organizza gite nelle favolose ville lungo il corso del Brenta.

Ce le voglio, a ritrovarli...

sabato 18 ottobre 2008

Quando passano i Giudei

Questa poesia, letta in un giallo, figuratevi un po'! la dedicherei al Vaticano, in questi giorni in cui si parla di beatificare un Pontefice che rimase indifferente dinanzi alla deportazione di ebrei romani da parte del nazisti.
Si riferisce al Concilio Vaticano II, in cui finalmente la Chiesa, bontà sua, decise che gli Ebrei non erano da considerarsi gli assassini di Gesù.
Peraltro ebreo pure lui.

Il Vaticano ha assolto gli ebrei,
che Iddio sia lodato!
Se lo avesse deciso
secoli prima, avrebbe risparmiato
milioni di morti,
di vittime suppliziate,
di spettri innumeri, di ossa calcinate.
Ma Roma vi perdona.
Perdonatele.

George Baxt
(trad. B. J. Lazzari)
Da A parade of cockeyed creatures, or did someone murder our
wandering boy?

Bestemmie e parolacce assortite

Stamattina è venuta a trovarmi Fabia e mi ha portato una torta di yoghurt e mirtilli fatta da lei. Quasi quasi mi opero più spesso, tutti mi fanno visita, mi rendono omaggio e portano doni… Fabia è una gatta certosina, danzatrice del ventre per hobby (col nome d’arte di Aysel) e proprietaria di una latteria al Lago Trasimeno, che ha chiamato “Va’ a mugne la billa”. Trattasi di rozza espressione del dialetto locale che letteralmente può tradursi con “Vai a mungere la tacchina”, attività che a prima vista potrebbe apparire, come dire?… di difficile realizzazione, ma che equivale a mandare qualcuno a cagare o affanculo, a seconda del contesto.
Oggi mi sento fine, insomma.
Ci siamo raccontate un po’ di aneddoti della nostra gioventù e, a proposito di raffinatezza, mi ha narrato che quando era adolescente veniva a scuola con il treno. Una mattina lei e un’altra sua compagna stavano ripassando la lezione di storia romana e ripetevano la vita degli imperatori del III secolo d.C. Ad una domanda della sua compagna (credo le avesse chiesto quale fosse l’imperatore che aveva organizzato la tetrarchia), Fabia rispose con voce squillante: “Diocleziano!” Sfortuna volle che in quel momento passasse per il corridoio un controllore che era un elemento di spicco della locale “Lega contro la Bestemmia” (e che doveva essere anche un tantinellino ignorante), il quale si sentì offeso ed oltraggiato nei suoi fervidi sentimenti religiosi dall’esclamazione di Fabia; con un urlo disumano l’agguantò, la lanciò fuori dal portellone del treno e le tirò dietro lo zainetto, ululando: “Piantatela di bestemmiare, porcod…” Il treno ripartì e Fabia si trovò sul marciapiedi della stazioncina di Ellera, acciaccata, allibita e infreddolita. E quando riuscì ad arrivare a scuola e narrò la storia al vice-preside, nessuno le credette.
Il dolce che mi aveva portato era molto buono e mi ha spiegato che lo fa così:

Prende un etto e mezzo di biscotti secchi e li tritura finemente (quindi non bestemmiando);
prende 70 grammi di burro e lo mischia ai biscotti triturati;
distribuisce tutta la pappa in una teglia che mette al fresco nel frigo;
prende due uova, separa gli albumi dai tuorli, versa 90 grammi di zucchero nei tuorli e li batte fino a farli diventare una spuma;
monta a neve gli albumi e li mescola con 300 grammi di yoghurt ;
versa il tutto nella teglia, sopra il misto di biscotti e burro, e lascia in frigo per tre ore;
prende 250 grammi di mirtilli (od altri frutti di bosco a piacere), metà li frulla e metà li lascia interi, e ci decora la torta.


venerdì 17 ottobre 2008

La scomparsa del liturgista ortodosso che si fingeva fachiro

Ieri mattina è venuto a trovarmi Srikant il pitone, che aveva saputo che sono stata operata, e mi ha portato un dono molto gradito: un piatto indiano preparato con le sue mani (oddìo, mani…), una teglia di peperoni ripieni di lenticchie, di cui mi ha fornito anche la ricetta. Mi ha poi riferito che ha scritto a “Chi l’ha visto?” per farsi aiutare nella ricerca del suo ex-principale scomparso, ve lo ricordate? il pregiudicato bulgaro che, facendosi passare per un fachiro indiano, suonava nelle piazze la lingua della suocera e lo faceva uscire in attorte spire da una cesta per i panni, spacciandolo per un cobra. Mi ha mostrato la lettera che aveva vergato, dalla quale ho appreso che il tale si nomava Ljuben Sofronij Karaljicev, era originario della Rumelia citeriore, e viveva a Kjustendil, dove aveva studiato per diventare liturgista ortodosso; addirittura aveva pubblicato una tesi sul De varia psalmorum modulatione di Ucbaldo di Saint Amand. Detta specializzazione non era, tuttavia, la più adatta a farsi strada nel mondo del lavoro, e il tale si era messo a leggere il futuro per i gonzi negli scontrini dei supermercati, finché non era stato arrestato per abuso della credulità popolare.
Srikant ed io ci siamo scofanati il pranzo che mi aveva portato, e se volete provare a prepararlo anche voi, questa è la ricetta.

Mettete a bagno per mezz’ora due etti di lenticchie rosse.
Friggete in una padella quattro peperoni interi, di qualsiasi colore vi garbi, per cinque minuti. Toglieteli dall’olio con un cucchiaio forato e lasciateli scolare nella carta assorbente.
Nel medesimo olio mettete a soffriggere un cucchiaino di semi di cumino; intanto passate nel frullatore due cipolle e due peperoncini verdi freschi, e gettateli nell’olio caldo. Dopo circa cinque minuti, aggiungete al soffritto un pezzettino di zenzero fresco grattugiato e tre cucchiaini di coriandolo.
Scolate le lenticchie e versatele nel soffritto, con un bicchier d’acqua (o di vino bianco, che è meglio).
Dopo una ventina di minuti, salate, pepate e aggiungete per guarnire il tutto qualche foglia di coriandolo fresco.
Intanto avrete riscaldato il forno a 200 gradi; andate a recuperare i peperoni, tagliatene la cima e riempiteli con le lenticchie; quindi richiudeteli.
Metteteli in una teglia e cuoceteli in forno per una ventina di minuti.

martedì 14 ottobre 2008

Arturo il ragioniere è ammalato

E’ brutto mettere la parola fine ad una vicenda. L’anno scorso ho dovuto dire addio a mia sorella Iris ed alla vecchia Chicca, non passerà molto tempo che dovrò dire addio anche ad Arturo il ragioniere.
E mi dispiace doppiamente perché non posso definirlo un gatto fortunato. Un paio d’anni fa fu salvato dai maltrattamenti di alcuni bambini ed adottato da una famiglia, che l’anno dopo lo sfrattò; lui venne a vivere al piano terra, la Mamma gli offrì un riparo e del cibo. Non si allontanava mai troppo, Arturo; stava sempre nel quartiere, rientrava la sera e usciva la mattina presto. La famiglia con cui viveva prima gli lasciava cibo e acqua, ma lui preferiva stare con noi. Qualche giorno fa ha cominciato a star male: piangeva, non mangiava e non beveva, non andava nemmeno al bagno, anche se ci provava e la cosa gli procurava dolore. Cistite, ha diagnosticato la Mamma, e lo abbiamo accompagnato dal veterinario – la stessa dalla quale mercoledì mi opererò. Analisi del sangue, dell’urina, una flebo di fisiologica; Arturo è rimasto nell’ambulatorio, con la flebo nella zampa e avvolto in una copertina. Qualche ora dopo, la telefonata: Arturo forse ha l’insufficienza renale cronica, che già di per sé è una malattia letale, anche se a lungo termine; ma ce l’ha perché ha la FIV, meglio conosciuta come l’AIDS felino.
E’ una patologia che non viene tanto in seguito a rapporti sessuali, ma mediante scambio di sangue, ovvero con i morsi. Arturo ha di certo lottato con qualche gatto affetto da FIV e, non essendo immune, si è infettato. I suoi ex-familiari lo avevano sì vaccinato, ma gli avevano fatto solo il vaccino trivalente; che, ad un gatto che sta fuori per la maggior parte del tempo, non è sufficiente.
Quale sarà la sorte di Arturo il ragioniere? Non lo so. La dottoressa ha detto che non vivrà a lungo, forse un anno, non molto di più, se curato ed accudito amorevolmente. Bisognerà però trovare qualcuno che lo faccia. La Mamma non può ospitarlo in casa, perché infetterebbe anche me, Martino, Edoardo e Charlie; al massimo può tenerlo in garage, ma il posto non è molto adeguato per un animale ammalato… I suoi ex-familiari non si sono neppure informati della sua salute (e sì che la Mamma glielo aveva detto, che il gatto era malato e che lo portava dal dottore!); è pertanto escluso che vogliano occuparsene loro…
Sono molto avvilita…

lunedì 13 ottobre 2008

Poltergeist, scemoniache presenze - La conclusione


energumeno
Inserito originariamente da susannucciauccia

Stavolta, per tendere un agguato alla misteriosa entità che infestava l’abitazione del ragionier Arturo, ci si è messo anche Srikant il pitone. Alla peggio se la sarebbe mangiata, ha concluso, serafico e sanguinario, il lupo Flavio Aufidio Crispino. Srikant lo ha guardato un po’ stranamente, ma non ha replicato e si è arrotolato nella cesta del soriano nel vano tentativo di farsi passare per lui. Si è anche provato a miagolare, ma lo abbiamo pregato di soprassedere. Il lupo e il fotografo ferrarese si erano inerpicati sull’armadio con tutta l’attrezzatura da scoop; la Bimba si era infilata coi piedi in un vaso da fiori, tentando di spacciarsi per un ficus beniamina. (“Un ficus malefica, se del caso” ha acideggiato il lupo). Io mi ero cacciata dietro una pila di testi di matematica finanziaria ed attuariale. Arturo stava nella cesta, acquattato dietro il pitone. Lo Zio Panda non c’era perché da qualche giorno è costipato.
A un certo punto, un suono ha cominciato ad emergere dal silenzio della calda notte d’ottobre; un canto sinistro e raccapricciante, eco d’epoche ormai remote, che sembrava arrivare come un ricordo seppellito nei millenni ed evocante l’alba della civiltà… Nella sottile striscia di luce lunare si è stagliata una figura sesquipedale che sembrava danzare al ritmo di quella nenia primigenia. “Srikant! Mangialo!” ha ululato Arturo, terrorizzato. Il lampo del flash del fotografo ha illuminato per un attimo l’antro notturno e un urlo di delusione è uscito dalle gole dei presenti.
Un micio, un gattino di due mesi era la misteriosa Creatura che da qualche settimana veniva a fregare i croccantini di Arturo. “Eccolo, eccolo, il Mostro!” ha urlato Arturo, e noi tutti in coro: “Ma vai a cagare!!!”
Mentre il micino giocava con il pitone (che mi ha poi confessato di essere vegetariano), il fotografo riprendeva la Bimba che, dall’interno del vaso di terracotta, servendosi di uno strumento mai udito da orecchio umano, seguitava a suonare la straziante melodia che ci aveva gelato il sangue nelle vene. Una buccina, era una buccina romana… dopo ci ha spiegato che a scuola stanno preparando un progetto sugli strumenti dell’antichità, con i quali alla fine dell’anno si esibiranno in un concerto che, prevedo darà il colpo finale allo scioglimento dei ghiacciai dell’Artico….

sabato 11 ottobre 2008

Svalutation

Stamattina ero da Ibadeth e sono capitata nel mezzo di una discussione tra Asiak e Lucy K.K. Ibadeth, Dio la benedica, non discute mai… Asiak era sdraiata sul divano e Lucy insisteva perché uscisse con lei nell'orto a piantare del crescione. Da quel che ho capito, Asiak era depressa e non voleva alzarsi e Lucy la esortava a reagire, più per scuoterla che per il crescione in sé (che, al limite, avrei potuto piantarle pure io). Dopo averla spinta a darsi da fare; averle ricordato che la loro vittima, la signora Vescovo, voleva la loro morte e l’avrebbe ottenuta, se non l’avessero azzerata prima loro; averle fatto notare che sbagliava a macerarsi per il rimorso d’averla uccisa; averle reso noto che c’erano tante altre cose che avrebbe potuto fare; dopo tutto ciò, in breve, Asiak è saltata su dal divano e ce l’ha mandata. Prima che si azzannassero le orecchie e si scuoiassero le code, io ho bloccato la canadese e l’ho portata fuori nell’orto. Mentre sistemavamo il crescione, ho cominciato a parlarle dei meccanismi di difesa e le ho spiegato che cosa è la svalutazione.
Io non so se vi è mai capitato qualcosa di simile. Siete mai stati depressi, arrabbiati o tristi, non importa per quale ragione? All’ottanta per cento dei casi suppongo che le persone accanto a voi se ne saranno strafregate, ma può anche darsi che qualcuno abbia blandamente tentato di confortarvi. L’intenzione sarà stata buona, non dico di no; ma per la maggior parte delle persone consolare qualcuno vuol dire convincerlo che in realtà la ragione per cui sta soffrendo non è valida.
E vi paresse poco. Poi non sorprendetevi se quello vi manda affanculo.
Soffrite per qualcuno che sta male o, peggio, che sta per morire?
Patite la mancanza di un vostro caro che è morto?
Siete stati abbandonati dal vostro compagno?
Siete stati traditi da colui che credevate un amico?
Vi trovate ad affrontare la triste consapevolezza del tempo che passa e del vigore fisico che declina?
Ebbene, io vi dico che qualcuno - benintenzionato, per carità! – s’infervorerà, diventando talora anche un po’ aggressivo, chiarendovi che:
Caso 1: la malattia, purtroppo, è una cosa che capita a tutti; non si può pretendere di vivere sempre in perfetta salute e bisogna accettare le inevitabili limitazioni del nostro fisico.
Caso 2: non siete eterni, non dovete credere che gli amici o i genitori o i nostri cari ci saranno sempre, ma accettare la finitezza del vostro essere (magari non vi diranno così, ma il succo sarà quello), al mondo c’è tanta gente che muore, ci sono tante tragedie peggiori e così via.
Caso 3: gli amori non durano per sempre, troverete di meglio, in ogni caso la vita continua, e chissà quante cose belle ha da offrirvi.
Caso 4: dagli amici ci guardi Iddio, cosa vi credevate? Non bisogna fidarsi di nessuno e voi siete stati anche un po’ ingenui nel riporre la vostra fiducia in quella persona, si vedeva che non era affidabile, ma voi no, vi siete intestarditi a volerle bene e vi siete fatti coinvolgere troppo nelle sue trame…
Caso 5: qui si raggiunge il diapason della filosofia del bar, e s’intravede anche, talvolta, un tantino di sadica soddisfazione della persona che vi vede in difficoltà fisica, magari un po’ ingrassati e con vari acciacchi, che vi spiega che la giovinezza non è eterna, che dovete accettare la vostra vecchiaia, che dovete venire a patti con le limitazioni del vostro corpo e cercare soddisfazioni più adeguate all’età…
Per farla corta, per farla breve, tutte queste perle di saggezza una cosa hanno in comune: che il cosiddetto consolatore svaluta la vostra sofferenza. E svaluta un poco anche voi, dandovi, in pratica, degli imbecilli perché queste cose vi fanno star male.
Quello ho tentato di spiegare alla visoncina canadese.
Lucy, lo so che vuoi bene ad Asiak, ma se le dici che non deve star male l’azzeri. E’ come se insinuassi che non ha ragione di essere depressa. Ma lei ci ha tutte le ragioni se sta male, e tu non puoi farla passare da stupida dicendo che invece no, la ragione non ce l'ha o non è valida. Perché lei ti potrebbe dire: e allora io sono scema, che sto male per qualcosa che non c’è? Tu così stai svalutando la sua sofferenza. O la stai negando, che è peggio. Nessuno si diverte a stare male, Lucy K.K… Fidati, non c’è frase peggiore quando qualcuno ti dice di non prendertela. Pensaci: sembra una frase innocua, magari anche sollecita, ma cosa ci leggi sotto? Te lo dico io. ‘Non prendertela’ vuol dire: Ma quanto sei stupida, a crucciarti per una cosa talmente sciocca per la quale non si cruccerebbe nessuno, solo tu, cretina, puoi star male per una cosa del genere…”
Va bene, e allora cosa devo dirle?” ha ringhiato Lucy K.K. “Che fa bene a star lì a fare il cadavere? Che magari farebbe bene ad impiccarsi?”
No sicuro” ho risposto io. “La cosa migliore che potresti fare è starle vicino senza dire niente del tutto. Oppure potresti farglielo capire per vie traverse, che farebbe bene a non prendersela, ma non devi dirglielo a chiare lettere. Anche perché ti dirò, lo sa benissimo da sé. Chi è depresso non ha bisogno di consigli. La maggior parte delle volte lo sa perfettamente quello che dovrebbe fare, non è mica scemo. E’ che non riesce a farlo. E se tu gli sottolinei quello che sarebbe meglio fare, che potrebbe fare e non fa, è pure peggio… La deve trovare da sé, la via per uscire, se no non serve a niente…”
Quando sono tornata lì la sera, Ibadeth mi ha riferito che Asiak stava prendendo le misure a Lucy K.K. per un giacchetto corto con i risvolti, che intende cucirle per l’inverno, e stavano discutendo su quale colore si sarebbe meglio intonato al pelo cipria della canadese – Asiak è un po’ più scura, ha un po’ il colore del whisky
Ma non il sapore, purtroppo.


venerdì 10 ottobre 2008

Il razzista è colui che lancia razzi?

Un’altra cosa dirò dei barbari: il vile asiatico, è cattivo il luogo in cui vive, povero d’acqua, e impraticabile a causa dei numerosi alberi, con strade impervie a causa dei monti. Non abita in un solo posto, ma i suoi piedi vagano e camminano: Combatte sin dai tempi più antichi, ma non vince e non è sconfitto (pareggia?).
Non comunica il luogo del combattimento, al modo di un ladrone che le truppe regolari ricacciano…

Quando, nel Neolitico, alcuni popoli scoprirono l’agricoltura (le donne, le donne, la scoprirono le donne!) divennero sedentari. Non tutti, però: ci furono popoli che continuarono a praticare il nomadismo e non di rado furono disprezzati. Le loro credenze e le loro usanze (vere o inventate) divennero oggetto di scherno. Vi è mai capitato di sentir dire, se avete proposto a qualcuno una cena al ristorante cinese: “Ah, io dal cinese non ci vado di sicuro! Non ci ho mai messo piede, io! Ma non sai la roba che ti danno? Dove ci sono ristoranti cinesi, facci caso, non ci rimane un gatto nel raggio di chilometri!” Ma se non ci hai mai messo piede, cazzo ne sai?!?… E dove sta scritto che i cinesi mangiano i gatti? Hai fatto un’inchiesta? Se sapessi una cosa del genere darei fuoco al locale… O i cani? (Se Edoardo sapesse una cosa del genere, gli farebbe un bonifico bancario…).
La diversità fa una paura balubbina, evidentemente.

mercoledì 8 ottobre 2008

Vazzisti, vazzisti, il mave bvulica di vazzisti

... diceva Baba, il Pirata Nubiano di Asterix; oddìo, lui magari ce l'aveva con i Romani, non con i razzisti.
Il fatto che negli ultimi tempi si siano dati episodi di razzismo sempre più assurdi mi dà da pensare.
Mi fa chiedere perché adesso.
Mi fa pensare che non sia “adesso”. Che il razzismo ci sia sempre stato, fosse nascosto e che ora sia saltato fuori, complice la compagine di governo che va dall’indifferente al razzista conclamato.
Ma perché ora la destra è andata al governo?
Boh. Prima l’uovo o prima la gallina? La destra è andata al governo perché la gente è sempre più ostile agli extra-comunitari o i razzisti sono usciti fuori perché c’è la destra e si sentono protetti?
Boh.
C’è da dire anche che alcuni fratelli stranieri ci mettono come suol dirsi il carico da undici: purtroppo ce ne sono che delinquono, finiscono sulle pagine dei giornali e così rinforzano il pregiudizio. Che non è intaccato dalla testimonianze contrarie (stranieri integrati e rispettosi, stranieri che sacrificano la propria vita per salvare bambini che affogano al mare…), ma è rafforzato da quelle che lo rafforzano. Gatto che si morde la coda (furbo! Io non me la mordo sicuro).
E io sospetto altresì una cosa che non piacerà ai progressisti: che il razzismo, purtroppo, sia un istinto naturale. Naturale non significa sempre positivo: anche l’istinto omicida viene dalla natura, ma non è una bella cosa (andrebbe per lo meno un tantinello sublimato). E’ abbastanza naturale guardare con diffidenza l’estraneo alla tribù, credo sia una cosa che risale a tempi preistorici: di solito, l’estraneo alla tribù non veniva con intenzioni benevole.
Nel corso del Medio Regno, il faraone egizio Sesostri III, che visse tra il 1880 e il 1842 a.C., dedicò gran parte della sua opera di governo al conflitto con i confinanti Nubiani (che vivevano nell’attuale Sudan, più o meno). Gli Egizi trafficavano con la Nubia attraverso il fiume e non di rado i Nubiani tentavano di spostarsi verso nord; perciò il sovrano egizio, per tenerli a bada, fece costruire le fortezze prospicienti di Semna e Kumna, a sud della seconda cateratta del Nilo, al confine con la Nubia e promulgò un editto che diceva, in sostanza: “A nessun lavoratore nero è consentito oltrepassare il confine, a meno che non porti seco ovini o bovini”. Della serie: mi fa un baffo a me il Ku Klux Klan.
Il razzismo ha origini remote, come si vede. Hitler non ha inventato niente…


Oggi però il paleolitico è passato, gli Egizi non ci sono più (i Nubiani sì, ancorché un po' aggiornati) e dovremmo saper discriminare tra lo straniero che viene con intenzioni malevole e quello che viene semplicemente per trovare del pane ed una casa.

C’è gente però che è diffidente verso il “diverso” tout court, sia egli straniero, diversamente abile, omosessuale, transessuale, non cattolico, portatore di novità e via diversificando. Questa gente non è cattiva: questa gente, credo, ha paura. Si è creata un mondo piccino, ordinato, ben delimitato e teme che qualcuno gli mostri che un mondo diverso è possibile, che allora lui sia costretto a pensare che forse il suo mondo piccino (“il suo piccolo mondo antico”, diceva un mio giovane amico, Fabio Milanesi, citando Fogazzaro) non è così perfetto; che può esserci di meglio; che si può fare di più; che tante cose ci sono da conoscere… Ed è faticoso conoscere, chi te lo fa fare?... L’umanità aborre la conoscenza, dice lo psichiatra professor Semi. Spesso non vuole sapere nemmeno cosa si agita dentro il proprio cervello, figuriamoci se vuole conoscere le usanze e il modo di pensare di gente aliena…


martedì 7 ottobre 2008

Trapani Sudafricana?

Stamattina mi girano le scatole, sia per motivi miei di salute, sia per le notizie che arrivano dal mondo.
Una fresca fresca.
Spero che non sia vero, ma mi fido del Russo: è, di norma, molto documentato.
Non ve la racconterò io, la storia: lasciamo parlare il Russo.
Se fosse vero, sarebbe interessante inondare l'Azienda trapanese Trasporti di letterine piene di alate parole.

lunedì 6 ottobre 2008

Referendum abrogativo del Lodo Alfano

Si dice che le parole servano a nascondere il pensiero. Questo è vero soprattutto per quanto riguarda i quesiti referendari: bisogna stare molto attenti al testo della richiesta perché può essere formulato in maniera ingannevole.
Tra qualche giorno partirà la grande - spero - raccolta firme per abrogare il lodo Alfano. Non tutti sanno che è la legge, approvata di recente, che sostiene che le quattro cariche maggiori dello Stato, fino a che dura il loro mandato, non possono essere processate per nessun reato. Il che significa che potrebbero stuprare, ammazzare, rubare, squartare, torturare e nessuno può far loro niente finché sono in carica.
La legge è stata voluta dal dottor Berlusconi per mettersi al riparo da un processo che lo vede imputato.
Io non so se il Presidente del Consiglio sia innocente o colpevole: questo lo deve stabilire, appunto, il processo. Fino a che uno non è stato condannato, si presume sia innocente. Può essere, al massimo, sospettato.
Se il dottor Berlusconi è innocente, non dovrebbe avere paura di essere processato, vi pare? Io ho fiducia nella giustizia italiana. Si faccia processare, si faccia assolvere, se è incolpevole, e non ci penseremo più.
Il lodo Alfano, tuttavia, gli permette di eludere il processo.
Il lodo Alfano va, a mio parere, abrogato mediante referendum.
E qui bisogna stare molto attenti a come è formulata la domanda.

"Volete voi che sia abrogata la legge 23 luglio 2008, n. 124,
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 173
del 25 luglio 2008,
recante Disposizioni in materia di sospensione del processo penale
nei confronti delle alte cariche dello Stato?".

Ovviamente bisogna rispondere

SI'.

Non lasciarti sfuggire di mano la tua libertà. Firma in una delle piazze per il referendum contro il Lodo Alfano.
L'11 ottobre inizierà la raccolta delle firme per il referendum abrogativo del lodo Alfano.Approvato il 23 luglio, il lodo Alfano prevede la sospensione dei processi penali, anche quelli in corso, nei confronti delle 4 cariche più alte dello Stato. Gli intoccabili dunque.Ma gli italiani (o almeno buona parte) non sono fessi. Ormai hanno capito che questa legge è servita per salvare Berlusconi dal processo Mills, che lo vede imputato per corruzione in atti giudiziari. Gi italiani hanno capito che ha usato il Parlamento per pensare solo ai fatti suoi. E soprattutto gli italiani hanno capito che una legge che rende immuni dalla legge solo 4 persone è antidemocratico.

DIFFONDI SUL TUO SITO!

domenica 5 ottobre 2008

Ora di religione

Maysa la lince, come forse ricorderete, è analista per professione e danzatrice del ventre per hobby. Il suo gruppo, Le Ametiste del Nilo, non si è formato dal nulla come i creazionisti affabulano sia stato creato l’universo, ma per scissioni ed approssimazioni successive; per evoluzione, insomma, così come gli evoluzionisti sostengono si sia formato l’universo. Maysa ha imparato a danzare con la grande Jalila, poi ha lasciato la scuola di Jalila a causa del trasloco in un altro quartiere e si è aggregata ad un gruppo che faceva Tribal Dance, Le perle di Iside. La formazione si è disfatta a causa di furiosi litigi fra le ballerine e Maysa si è dedicata allora al Teatro-Danza; dopo qualche tempo ha fondato Le Ametiste del Nilo, in cui ha raccolto varie danzatrici provenienti da altre formazioni. Non tutte sono rimaste nel gruppo: qualcuna va e qualcuna viene, come succede dappertutto. Una di quelle che è andata è Lirishta Damis, una soriana albanese, sulla quale tutte si sono sempre poste un mucchio di domande: in primis che cosa ci sia venuta a fare in un gruppo che fa danza del ventre. Nel breve periodo in cui ha fatto parte delle Ametiste non capiva mai un accidente delle spiegazioni che le davano sui vari passi. Non sapeva fare il serpente perché bisognava ondeggiare il bacino prima avanti poi indietro e lei diceva che le facevano male le vertebre lombari. Si rifiutava di fare i triangoli perché le sembravano volgari (in effetti un pochino lo sono…). Non aveva mai voluto procurarsi un costume da danzatrice, il che è di solito una delle cose più divertenti della danza del ventre; si era limitata all’acquisto di un cinturone con le medagliette e un velo. Aveva chiarito che non avrebbe mai partecipato ad uno spettacolo, perché voleva solo imparare i passi. Era andata, alfine, in crisi quando il gruppo aveva deciso di fare un’improvvisazione. Maysa un po’ aveva insistito, ma si era in seguito resa conto che la cosa terrorizzava Lirishta e non poco. Con le luci basse nel teatrino, una scenografia con archi, palme, drappeggi e una luna argentata che pendeva sopra il palcoscenico (fatta di carta d’alluminio, of course), le danzatrici si erano lasciate andare alla melodia di “Cleopatra in New York” ed avevano improvvisato liberamente volteggiando sul pavimento d’assi. Lirishta Damis era rimasta in un angolo, seduta ed immusonita. Maysa si era incavolata come un treno, e io ho tentato di spiegarle che un’improvvisazione non è una cosa così banale. E’ un po’ come fare una terapia psicanalitica ed essere in grado di fare libere associazioni, ovvero dire tutto ciò che ti passa per la testa. Non tutti sono in grado di farlo; molti vanno in crisi se proponi loro una cosa del genere, si rifiutano perché si bloccano, si sentono scemi, temono di regredire, hanno paura che il loro IO si disintegri, pensano di perdere in confini fra la salute e la follia, tra sé e gli altri…
Mica è dallo psicanalista, quella scema” ha ringhiato Maysa. “Di che ha paura, di cascare in mille pezzi sotto i riflettori e di rotolare sul palcoscenico?”
Qualcosa del genere” le ho risposto io. “Ha paura di entrare in contatto con la parte più irrazionale di sé. Ha paura di capire ciò che veramente le piace. La maggior parte della gente ne rifugge. Hai visto che ha dei problemi anche a fare i movimenti che richiedano il concorso del bacino?”
Del culo!” ha tradotto Maysa, delicata.
Evidentemente non va d’accordo con la sua parte più vicina alla sessualità” ho concluso io. Maysa ha sbuffato. “Sì, ha litigato col culo, va bene!”
Ha litigato col culo” l’ho scimmiottata io “Certo che ci hai una finezza di pensiero, tu…”
Senti, io non ho mai visto un gatto che ci ha problemi sessuali” ha concluso lei. “Caso mai il contrario. Si vede che questa, a furia di frequentare gli umani, ha preso tutti i vizi che ci hanno loro…”
So che frequenta molto la parrocchia” ha interloquito Kirti Mrinal, la gattaccia bengalese. “Va all’oratorio che sta vicino al mio negozio”
Eccola!!!” ha ringhiato Maysa. “E ti pareva!”
“L’altra sera sono passata da lei per portarle del riso basmati e stava seguendo la lettura della Bibbia su RAI Uno” ha continuato Kirti
La lettura di COSA?”
“Su RAI Uno, dalle sette in poi, credo che facciano la lettura integrale della Bibbia…”
“Uuuuuuuuaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” ha ululato Maysa, inferocita, facendoci schizzare a tutti gli angoli del teatro. “La lettura integrale della Bibbia con i soldi nostri?!?!?….. E io devo pagare il canone per finanziare la lettura integrale della Bibbia? Ma stiamo dando i numeri?”
Mi par di capire che oggi ti senti musulmana” ha azzardato Maria Grata.
Oggi non mi sento un cazzo di niente” ha abbaiato Maysa, compita. “Mi stanno pure bene i programmi dedicati alle varie religioni, che magari durano una mezz’oretta. Ma la lettura integrale della Bibbia? ma in una TV di Stato?...… ma andassero tutti affanculo, io non pago più il canone, non pago…”
Così non puoi sentire nemmeno la radio” ho puntualizzato io. “E ti vengono a sigillare la televisione
Poco male, con tutte le castronerie che trasmettono non penso che sarà una gran perdita” ha detto Maysa, più calma. Poi ha aggiunto: “A proposito di musulmani… scusate, ma… Lirishta non è musulmana?”
Ci siamo guardate stranite, poi Kirti ha detto: “Sì, è vero… mi pare che Lirishta è musulmana, me lo disse tempo fa”
“E che cazzo ascolta la Bibbia, allora?”
ha voluto sapere Maysa, educata.
Effettivamente la cosa ci ha lasciato tutte un po’ perplesse, poi Kirti ha detto, meditabonda: “Non so… magari s'interessa di religioni comparate.... però due anni fa, quando ancora andava a scuola, una volta mi ha detto che i compagni la trattavano male…”
“Perché? Perché era musulmana!”
“Sì, una volta dice l’hanno immobilizzata e le han fatto mangiare un panino al prosciutto… e lei ha vomitato nel corridoio…”
“O Madonna
” ha detto Fabia, inorridita. Maria Grata ha detto, mostrando i polsi incrociati: “Sì, maltrattatemi, immobilizzate anche me, fatemelo mangiare anche a me un panino al prosciutto, che io non vomito di sicuro!”
“Non fare la scema, Maria Grata
” l’ha rimbeccata Maysa.
Ma poveretta” ha detto piano Almasilvia.
E allora fa finta di essere cattolica per non farsi prendere in giro? Non ho capito…”
“Può darsi. Non sa difendersi, è chiaro. Forse preferisce allearsi col nemico…”
“Sì, ma la Bibbia integrale in TV, no, eh!”
ha ululato di nuovo Maysa, di nuovo inviperita. “Coi soldi nostri! Ma facciamo lo sciopero in massa, non paghiamo più il canone nessuno!!!!”
“Sarebbe da fare
” ha brontolato Almasilvia, raccogliendo i suoi costumi di scena.
Così può darsi che dopo Lirishta impara a fare le improvvisazioni” ha concluso Maria Grata, con uno dei salti logici che di solito lasciano gli altri stronati e sconvolti.


Com’ è andata a finire? Che Lirishta Damis non solo non ha imparato a fare le improvvisazioni, ma che non è più nemmeno venuta a danza – anche se va a vedere le Ametiste, quando si esibiscono – e che noi staremo a vedere come si strutturerà effettivamente il progetto della lettura della Bibbia in TV…

sabato 4 ottobre 2008

Poltergeist, scemoniache presenze-2


Dettaglio Creatura
Inserito originariamente da susannucciauccia

Dopo che Flavio Aufidio Crispino ha visto questa foto, scattata da una macchina fotografica costata alla RAI fior di milioni e da uno dei fotografi più quotati nel campo della pubblicità, ha cominciato ad ululare alla luna e a lanciare maledizioni in confronto alle quali quelle albanesi non sono che velati suggerimenti.
Appostati nell'oscurità, il lupo, lo Zio Panda, il ragioniere e la Bimba attendevano l'arrivo notturno della terribile Creatura. Le nuvole passavano davanti alla luna conferendo alla scena un che d'inquietante e desolato. D'improvviso, la Bimba ha lanciato un urlo selvaggio e ha cominciato a correre giù per la discesa, seguita dal ragioniere che squittiva come un topo, dallo Zio Panda con un manganello e dal lupo e dal fotografo muniti di videocamera e macchina fotografica con flash. Le finestre si aprivano e secchiate d'acqua più o meno putrida, ortaggi in avanzato stato di decomposizione e suppellettili arrugginite volavano e si fracassavano sui crani del nostro manipolo di ardimentosi; fino a quando non si è capito che la Bimba era stata semplicemente morsa su una natica da una vespa che aveva scambiato il giorno con la notte. Ritornati indietro (la Bimba è sparita nella notte urlando e bestemmiando in direzione delle antenne del Monte Peglia), un'ombra scura e fantomatica si è parata dinanzi alla porta del garage. Il fotografo ha berciato: "Maiaaaaaaaaaaaaaaaaalllll!!!!!" (è di antica origine ferrarese, egli, evidentemente) e si è disposto freneticamente all'immortalazione, lo Zio Panda si è scagliato su di essa roteando il manganello e l'ha agguantata mentre scattava il flash ... ma uno strido terrificante ha gelato a tutti il sangue nelle vene, la Creatura è riuscita a liberarsi e a battersela e dai piani di sopra è venuto uno straziante appello. "Romeo, Romeoooo!"
"Sì, er mejo gatto der Colosseo", ha ringhiato il lupo, aggiungendo termini non ripetibili ed accendendo la luce della fotoelettrica per vedere cosa mai avesse ripreso il suo fotografo. Quando ha visto l'immagine, ha avuto la reazione di cui al comma precedente.
"Aaaaaaahuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!"

venerdì 3 ottobre 2008

Il deserto dei Tartari


arturo davanti alla porta
Inserito originariamente da susannucciauccia

Arturo il ragioniere, all'ingresso della sua casa, tiene d'occhio la strada per spiare l'arrivo della Creatura.

Bessa, bessa, bessa...

In questi giorni sono molto occupata coi Licaoni. Come sapete, per una band di liscio il culmine del lavoro è d’estate, tra sagre, spettacoli presso taverne e ristoranti, feste di partito e così via. Anche in autunno, tuttavia, qualcosa si rimedia. Contro le feste dell’uva e della vendemmia non abbiamo proprio nulla, noi, specie se al compenso si aggiungono gradevolissime libagioni del vino locale… Ultimamente, però, ci siamo dedicati anche all’etnomusica, dietro istigazione della nostra violinista Ibadeth, che ci ha insegnato cinque canzoni albanesi cinque, con le quali quest’estate abbiamo girato sia per circuiti alternativi (feste organizzate da immigrati del Paese delle Aquile), sia per concerti organizzati da Comuni e parrocchie di orientamento progressista. Ieri ci hanno contattato gli organizzatori di un Festival della Pace tra i popoli - che già ci avevano fatto lavorare nei mesi scorsi - e ci hanno chiesto di partecipare ad una manifestazione dal titolo “Mille armonie di pace”, che si svolgerà in un antico e noto paese umbro, sotto un padiglione orientaleggiante eretto in periferia. Conferenze, mercatini etnici, ristoranti tipici e, la sera, concerti, le voci dal mondo…
Pur tuttavia… sorvolando sul fatto che fra i Licaoni l’unica albanese è Ibadeth (è tutta l’estate che ci sorvoliamo e alla gente va bene uguale), mi ha lasciato un poco pensierosa la canzone che Ibadeth ci ha fatto imparare per il festival. E’ molto antica, bella e struggente come larga parte delle melodie balcaniche, e s’intitola “Bessa, bessa, bessa”.
Io credevo che la bessa fosse un fungo; invece, in albanese, significa “promessa di vendetta”...
La mia amica ramarra si è degnata di tradurci il testo in italiano solo dopo che l’avevamo ormai imparata e registrata presso l’organizzazione del festival, e così abbiamo appreso che questo concetto esprimeremo, la sera del concerto:



Vendetta, vendetta ti prometto,
che ti maledica il cielo,
perché hai dimenticato la tua patria,
vendetta, vendetta ti prometto,
per il sangue dei morti,
per la lama delle spade,
con i sibili della freccia risponderò,
a morte ti colpirò,
del tuo sangue cospargerò la terra nera,
la nebbia bagnerà la tua lapide,
che spezzerò e lascerò tra il muschio.
Vendetta, vendetta ti prometto,
che il tuo seme scompaia dalle contrade,
che l’erba avvizzisca sotto il vento gelido,
che la luce del cero si estingua…



Io e Tarquinius ci siamo guardati e ci siamo domandati se queste parole siano propriamente consone allo spirito del Festival della Pace tra i Popoli, e ci è sembrato di no… ma Ibadeth insiste, dice che tanto l’albanese non lo capisce nessuno e se alla gente gli facciam credere che è una canzone di pace, gli sta pure bene, tanto la lingua albanese è sconosciuta ai più e se ci sono degli albanesi presenti al massimo ci faranno due risate.
Alle spalle nostre.
E che comunque, quella lei sa.

giovedì 2 ottobre 2008

Poltergeist: scemoniache presenze

Come ben sapete, è già da molto tempo che il governo e la stampa stanno insufflando nella mente dei cittadini che la bieca criminalità, in special modo rumena, stia scorrazzando indisturbata per i pacifici borghi italiani taglieggiando, terrorizzando, derubando, sgozzando, violentando ed occasionalmente inculando la brava gente di stirpe italica, fra l’indifferenza – quando non la connivenza – delle giunte di sinistra e le coraggiose prese di posizione di quelle di destra. Deve ancora decidere, il governo, se la maggior causa di degrado del bel Paese siano i pubblici dipendenti o i lavavetri rumeni, ma in ogni caso sta ammirevolmente predisponendo le proprie contromisure, come è possibile evincere dai recenti fatti di cronaca che vedono ardimentosi giovini protagonisti di pestaggi a danno di extra-comunitari di varia origine. E’ nella scia di questo clima da notte dei cristalli che l’altro giorno ho ricevuto la visita del mio vicino di casa, il ragionier Arturo, che mi chiedeva se potessi per caso prescrivergli un blando tranquillante per affrontare il suo disturbo acuto da stress. Dopo avergli chiarito che, anche quando - e se - sarò laureata, farò la psicologa e non potrò quindi prescrivergli manco la magnesia bisurata, l’ho spinto a confidarsi. Il tapino mi ha riferito che ha trovato, nella sua dimora, tracce del passaggio di uno o più misteriosi intrusi e mi ha descritto le orme immense, il verso che non ha nulla di felino (un misto tra il ruggito del ghepardo e il rimbombo dei carri in corsa su una strada lastricata), la sagoma nera ed enorme scorta di sfuggita al chiarore lunare una sera in cui aveva finto di uscire per meglio sorprendere la Creatura. Mentre io canticchiavo fra me Moonlight shadow, Arturo mi esponeva i suoi sospetti che i misteriosi visitatori notturni fossero dei rom. E dalli coi rom, gli ho sbuffato io, sarà la Bimba che vuol farti qualche scherzo dei suoi. L’altro giorno, in gita scolastica a Bomarzo per visitare il Parco dei Mostri (in cui, a mio parere, si sarebbe facilmente mimetizzata), ha aizzato i compagni contro l’autista del pullmann, l’hanno legato e imbavagliato, lei si è messa al posto di guida e ha virato per Mirabilandia. No, il ragioniere ha negato che fosse la Bimba, giacché ella era con lui quando ha organizzato l’agguato per scoprire il volto della Creatura. Io allora gli ho suggerito di farsi aiutare dallo Zio Panda, che essendo altro due metri e venticinque e largo quasi altrettanto, avrebbe potuto agevolmente sopraffare la Creatura, ancorché essa fosse di dimensioni sansonesche.
So che hanno organizzato l’agguato per stanotte. Il manipolo è composto da Arturo, dallo Zio Panda e dalla Bimba, con l'ausilio del lupo giornalista Flavio Aufidio Crispino, speranzoso nello scoop, con cui hanno preso accordi per trovarsi, stanotte alla una, nella magione del ragioniere insieme ad un cameraman della RAI3 che riprenda la cattura di uno o più pericolosi criminali di etnia probabilmente romena.
O anche marocchina, non è chiaro.
Tanto per me sono tutti negri, diceva mia zia Marta, Dio la riposi.

Riepilogo

Post riassuntivo per chi si fosse connesso proprio in questo momento (visto che ci sono molti amici nuovi che vengono a visitarci...).
Chi sono io, lo avete visto nelle Informazioni personali: micia tricolore di oltre dodici anni, spero di laurearmi presto in Psicologia, sono una musicista rock e suono il liscio per necessità. Vivo con la Mamma e lo Zio Panda, con tre fratellacci maschi: Edoardo l'avvocato, Martino il rabbino - neri come beccamorti - e Charlie, il siamese rincoglionito (ma solo un po'). Frequentano la nostra casa il Bimbo e la Bimba, due effimere e misteriose presenze.
Mio vicino di casa è Arturo il ragioniere, un gatto soriano non coraggiosissimo, ora impegnato nella lotta contro un misterioso intruso che s'insinua in casa sua.
I miei compagni di rock, gli Otocioni, sono: Annunziata Scognamiglio detta Tina, la piovra, Jerry l'otocione (al secolo Jerusalem Gebratmaryam), Maysa Noura, la lince, Kevin Fontecupa, l'oritteropo, Baedyn Yirrkala, il bassista e Fulgenzio Planciade Dixit, il panda rosso. Quest'ultimo è omosessuale ed è fidanzato con il rude fabbro laziale Michelangelo Storace, detto Er Pantegana.
I musicisti con cui suono il liscio, i Licaoni, sono invece:
il licaone africano Aristogìtone Ngouma; Ibadeth Hysa, la mia migliore amica, una ramarra albanese; Tarquinius Lalibela, il suricate, suo marito, restauratore; Filòstrato Sousa da Silva, il pipistrello portoghese.
Ho una sorella, Megalo, che fa l'avvocato matrimonialista a Marsciano e colleziona foto di rotatorie.
Ho una cugina, Margot, gatta di origini scandinave, che vive a Roma con la zia Gaja e dirige un museo preistorico.
Maysa la lince, analista di laboratorio, sposata al pondenco ibicenco Ramon Llull Costa i Llobera (con cui non va d'accordissimo) ha fondato un gruppo di danzatrici del ventre, Le Ametiste del Nilo. Fanno parte di tale corpo di ballo altre quattro gatte: Fabia, dolce certosina; Kirti, gattaccia del Bengala; Maria Grata, candida micia siciliana; Almasilvia, gatta selvatica e coltivatrice bio.
Ibadeth e Tarquinius ospitano due visoncine sfuggite a un laboratorio, Asiak e Lucy K.K. Corteggiatore di Asiak è il furetto Annibale Bellassai, detto Scubidù, che di mestiere fa la stola di pelliccia animalista. La terapeuta di Asiak è la psichiatra Angelica Pasqui-Copanello.
Altri amici che gravitano nell'orbita: il pitone Srikant, che lavora al Comune; la Contessa, amica di mio fratello Edoardo; l'Angiolina, la sua fidanzata, e le su' figliole; Madama Grazia, proprietaria della Food Farm, negozio di prelibatezze umbre; il lupo giornalista di RAI3 Flavio Aufidio Crispino; Tonina, la gatta scultrice; Morgana Malimpensa, donna misteriosa che mi scrive sempre per farsi interpretare i sogni; Luca, il master della gastronomia ferrarese Le cose buone; e chi altri? ho dimenticato qualcuno? Spero di no, sai che figura altrimenti...