venerdì 5 novembre 2010

Le vite dei Santi: il santissimo Frescone della Pergoletta

Una processione piuttosto moscia è stata quella che domenica 31 ottobre si è recata in visita al santuario della Pergoletta, sulle cime del Monte Tezio, sopra Perugia. Io, Tarquinius, i tre visoni Asiak, Alibech e G.G. (così viene chiamato, per brevità, il birraio Guillaume-Grégoire Louisquinze), il furetto Annibale sposo di Asiak, il ratto della Sabina con il suo fidanzato, il panda rosso Fulgenzio Plancìade, e il Bimbo (la Bimba era andata alla Fiera dei Morti ad aiutare Lucy K.K. e il suo compagno Arturo).
La mattina Alibech e G.G. erano stati in Questura a denunciare la sparizione di Liriope ed erano tornati scontenti per la scarsa considerazione che, a loro dire, avevano ricevuto dalle forze dell'ordine. "Bamboli, spalano aria e macinano acqua"  aveva brontolato il visone. Io avevo fatto notare che la Polizia difficilmente si muove prima di quarantott'ore dalla sparizione, e il visone aveva sputato nel focolare. Non volendo stare in casa a loquizzare invanamente, come diceva lui, abbiamo preso il furgone di Tarquinius e ci siamo recati alla chiesetta sconsacrata della Pergoletta, una volta dedicata a san Frescone, sulla cui vita ci ha illuminato il Bimbo. Ricordo tuttavia, per chi fosse nuovo di queste pagine, che il Bimbo non è ateo, di più; ama infatti documentarsi sulle vite dei Santi non già per motivi devozionali - che sono da lui piuttosto remoti - bensì per irriderne i culti e sottolinearne le incongruità e la sconsideratezza.
Ben triste era la storia di San Frescone, ha esordito l'empio ragazzino. Magistrato della cittadina di Oscanum, alle pendici del Tezio, aveva abbandonato i culti pagani per abbracciare la fede cristiana ed era incorso nella grande persecuzione che l'imperatore Diocleziano (III sec. d.C.) aveva scatenato contro i seguaci del Figlio di Dio. Catturato da una truppa di rudi centurioni romani capitanata da Egnatius Ruscius ed essendosi fermamente rifiutato di abiurare, era stato costretto a scegliere tra la morte e il bungam bungam, una terribile usanza mutuata dalle colonie tripolitane, che consisteva nella sfrenata sodomizzazione del malcapitato da parte di tutta la coorte. Fieramente, Frescone aveva scelto la morte e la condanna era stata eseguita: il magistrato era stato accoppato da una potente capocciata del più deficiente soldato vandalo della legione, Maurus Kasparius, tristemente noto per la durezza della sua cervice e della mancanza, all'interno di essa, di qualsivoglia vestigio di materia cerebrale...

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma 'sto Maurus Kasparius ha per caso avuto dei discendenti che son giunti fino all'epoca nostra? Perchè non so, mi risulta vagamente familiare...

il monticiano ha detto...

Non sapevo che i freconi avessero un santo che li proteggesse.
Visto il mio post mi sa che dovrei invocarlo.
Sempre tante risate con i tuoi post.

Lypsak ha detto...

Se avessero scelto tutti il bunga bunga adesso il calendario sarebbe spopolato, oppure la religione cattolica avrebbe preso una piega inaspettata... XD

Semalutia ha detto...

Ciao cara,
grazie per l'interessamento! Io sto bene, prima o poi ritornerò, quando avrò qualcosa di interessante da scrivere. Intanto vi penso e spesso vi leggo.

La persona del post sembra stare meglio, speriamo.

Bacio,
semalutia

Unknown ha detto...

per fortuna cose del genere ai giorni nostri non succedono... :(

Anonimo ha detto...

Una trista storia, invero!