Io penso che veramente i tempi siano cambiati. Sì, perché negli anni Quaranta e Cinquanta i sociologi facevano certi esperimenti che secondo me, se li facessero oggi, verrebbero bollati come pedofili conclamati. Basti pensare al piccolo Albert…
Certo che anche Muzafer Sherif…
Sherif e sua moglie Carolyn attuarono un esperimento sociologico: vollero sperimentare in qual modo i gruppi si formano, si strutturano, si danno regole e ruoli, confliggono con altri gruppi oppure giungono a cooperare con essi. Per verificare cotesta ipotesi di lavoro, detta teoria delle relazioni intergruppi, i due, affiancati da altri allegri ricercatori, si finsero custodi ed educatori di un campo estivo negli Stati Uniti che avrebbe ospitato un gruppo di ragazzini americani sui dodici anni.
Tale esperimento sul campo (e ci credo, era un campo estivo, più sul campo di così) assomigliava abbastanza ad un esperimento di laboratorio: il luogo era isolatissimo, rimpiccato in cima a qualche monte; il centro abitato più vicino era a chi sa quante miglia; mezzi pubblici nisba. I coniugi Sherif potevano essere ragionevolmente tranquilli che nessuna variabile indesiderata venisse ad interporsi nelle loro rilevazioni.
Ma cosa intendevano rilevare?
Prima fase: i ragazzini arrivarono, si sistemarono nella camerata, si formarono gruppi spontanei nati sulla base della simpatia, dell’affinità, di chi sa cos’altro. Tali gruppi amicali sarebbero stati abbastanza omogenei, il che avrebbe dato l’occasione ai ricercatori di studiare le forme d'aggregazione spontanea e quindi passare alla sadica seconda fase: sguastare tutti i gruppi amicali formatisi ed imporre la formazione di due gruppi separati, pescando ovviamente ora dall’uno ora dall’altro, a dispetto di proteste, urla e stridor di denti.
I due gruppi furono tenuti fisicamente separati e i sociologi cominciarono a sottoporli ad una dura corvée: giochi competitivi per assicurarsi un premio in palio, situazioni frustranti per vedere come reagivano (tipo portare a cena un gruppo mezz’ora dopo dell’altro, talché in tavola la seconda band non trovò una cippa lippa e si abbandonarono a bestemmie, maledizioni ed evocazioni di malattie lente e mortali). L’idea era di sviluppare un comportamento ostile tra i gruppi, per studiare le dinamiche secondo cui si formano i pregiudizi, gli stereotipi, gli stigmi e via dicendo.
I due gruppi furono tenuti fisicamente separati e i sociologi cominciarono a sottoporli ad una dura corvée: giochi competitivi per assicurarsi un premio in palio, situazioni frustranti per vedere come reagivano (tipo portare a cena un gruppo mezz’ora dopo dell’altro, talché in tavola la seconda band non trovò una cippa lippa e si abbandonarono a bestemmie, maledizioni ed evocazioni di malattie lente e mortali). L’idea era di sviluppare un comportamento ostile tra i gruppi, per studiare le dinamiche secondo cui si formano i pregiudizi, gli stereotipi, gli stigmi e via dicendo.
La ghenga degli sperimentatori si rese conto che effettivamente i gruppi si formavano, si stabilivano al loro interno dei ruoli, delle norme, si evidenziava la coesione del gruppo (bandiere, slogan, inno del branchetto). Poté dimostrare che si verificavano simpatici pregiudizi, sorgevano dolci stereotipi, adorabili discriminazioni, esaltanti atti d'ostilità; ma si rese conto altresì del fatto che non poteva rimandare a casa i ragazzini incazzati come treni, per cui aggiunse una quarta fase, detta dello scopo sovra-ordinato. Essa consisteva nel rimettere insieme le due bande, che a questo punto si odiavano fin dal profondo delle budella, per concorrere ad uno scopo comune, che non poteva essere raggiunto senza la cooperazione di tutti. A tal fine gli studiosi bucarono la conduttura dell’acqua e scassarono il furgone che portava i viveri al campo, in modo che i ragazzini lasciarono da parte le loro rivalità e collaborarono per risolvere la situazione. Con questo, essi volevano dimostrare che si può diminuire la conflittualità tra i gruppi sociali se c’è un interesse comune…
Il fatto è che spesso i gruppi sociali trovano un nemico comune, più che altro.
E in ogni caso i risultati dell’esperimento Sherif vennero messi in forse dai risultati degli esperimenti di un altro sociologo, Tajfel, il quale ipotizzò che i gruppi non si scannino solo per la conquista di scarse risorse: i gruppi si scannano perché sono gruppi. Nel senso che basta la categorizzazione a generare la discriminazione. Che si difende ad oltranza il proprio gruppo – attaccando l’altro – per mantenere l’immagine di sé, che sgorga dal fatto di appartenere ad una certa categoria.
Conclusione, tratta da Le opere e i giorni di Esiodo:
Chiese Iulo ad Aretusa:
"Il giavellotto, come si usa?"
Rispose Aretusa a Iulo:
"Prendi...... il carro e vai sul monte Olimpo dove si trova Diana cacciatrice la quale
saprà spiegarti........"