mercoledì 16 aprile 2008

Il sogno di Illeana

Sono tornata dalle vacanze e provo un acuto rimpianto, anche se penso che il posto dove stavamo era troppo chiuso. Abito da sola in una casa sulla salita che porta a Magione, poco prima del castello dei Cavalieri di Malta. Nella stanza ci sono, sparsi un po’ dappertutto e sulle grucce, degli abiti di coppale marrone lucido, di pelle.
La cucina della mia casa non è un gran che: si tratta di un semplice corridoio a “L”, con finestrelle opache. Sono tornata dalle vacanze e già mi annoio, e dico, ma non so a chi, che andrò in centro a Perugia; ma so già che sola sono e sola resterò. Però non voglio che gli altri capiscano che sono sola e mi vesto con cura: abiti lucidi e accostamenti, di colore e stile, che so già mi attireranno critiche. Penso che ho perso tutti gli amici che avevo a diciannove anni e, per farmene altri, vorrei iscrivermi a “Comunione e Liberazione” [Nota: ne facevo parte da ragazza e ne avevo letto qualcosa la mattina prima del sogno]. Penso che almeno vorrei ritrovare Chicco, una ragazza che ho conosciuto negli anni Settanta, che si chiamava Biancamaria Sturba. Ci sono valigie e borse sparse ovunque, a casa mia, e io spero che il dolore per la fine delle vacanze passerà: passa sempre.

Avrete senz’altro capito, lettori dei miei due - e spero non votanti del PDL -, che trattasi di un sogno. Me lo ha inviato Illeana Sangallo, iguana, di professione linguista (le iguane hanno la lingua lunga quanto il corpo, che altra professione poteva fare costei?), che si occupa, dice, del Gotico di Crimea. Le ho telefonato dicendo che deve spiegarmi quanto prima cos’è (mi pare cosa assai suggestiva, sembra il titolo d'un romanzo fantasy); lei ha riso e mi ha detto che mi scriverà ben presto un riassunto sull’argomento.

Comunque (cmq, scriverebbero i ragazzini), veniamo al sogno della dottoressa Sangallo. Ha una casa nei pressi di Magione, sulla salita poco prima del castello dei Cavalieri di Malta. A differenza di Morgana Malimpensa, di cui sapevo abbastanza poco, della dottoressa Illeana Sangallo so qualcosa di più, per cui posso attentarmi a fare qualche ipotesi. La dottoressa Sangallo è nata ed ha passato la sua infanzia a Borghetto, un paesino sul Lago Trasimeno; attualmente insegna all’Università di Trieste, per cui forse non è azzardato parlare di nostalgia per il natio borgo selvaggio e di un certo, serpeggiante (ah ah), senso di colpa per il proprio successo.
Mi spiego meglio. Illeana nel sogno abita sola, la sua casa è a dir poco inadeguata (“La cucina della mia casa non è un gran che: si tratta di un semplice corridoio a “L”, con finestrelle opache”), gli abiti sono sparsi un po’ ovunque (peggio che a casa mia) e, soprattutto, sono abiti di coppale marrone lucido. Di solito, nella simbologia onirica, il colore marrone indica le feci. Le deiezioni. La cacca. La merda, tanto per dire l'orribil cosa com'è. Ora, che significa, che la casa di Illeana Sangallo è piena di cacca? Non penso proprio, neanche casa mia raggiunge un tale livello d’abiezione. Sospetto significhi che la sua raggiunta indipendenza non vale gran che agli occhi del suo subconscio (che, com'è noto, ne possiede parecchi): del resto, dice Illeana, so già che sola sono e sola resterò. Tant’è vero che, per fuggire la solitudine, medita di iscriversi a Comunione e Liberazione (il che la dice lunga sul livello di bassezza cui la signora è giunta). Illeana da giovane aveva frequentato CL, e forse è per la sua adolescenza che ha nostalgia, non per l’associazione in sé; infatti, dopo dice che aveva, all’epoca, fatto amicizia con una ragazza di nome Biancamaria Sturba - detta Chicco -, che ambirebbe ritrovare. Quindi si intuisce, nel sogno di Illeana, un forte desiderio di regressione. Il presente è insoddisfacente? Il passato è mitizzato? Forse… Illeana, però, non intende suscitare la compassione di nessuno e vuole presentare di sé un'immagine vincente, né si preoccupa di essere gradevole per gli altri: “… non voglio che gli altri capiscano che sono sola e mi vesto con cura: abiti lucidi e accostamenti, di colore e stile, che so già mi attireranno critiche”. E’ sola, ma a quanto sembra non intende darsi troppo da fare per compiacere gli altri. Tuttavia è insoddisfatta, anche dei suoi ricordi: il luogo delle sue vacanze è rimpianto, ma è giudicato troppo angusto… Angusto, ma rimpianto (simboleggia forse la sua giovinezza? Che non è stata forse troppo felice, ma è pur sempre rimpianta? Adolescenza come vacanza?...). Della sua verde età (poi, essendo un'iguana...) restano ancora oggi molte tracce (“Ci sono valigie e borse sparse ovunque, a casa mia”) di cui ancora non riesce a liberarsi; così come non riesce ad affrancarsi dal dolore che le procura ripensare alla sua giovinezza trascorsa (“e io spero che il dolore per la fine delle vacanze passerà: passa sempre”).

Beata lei. Per me, ora, il pensiero delle vacanze è inseparabile dal pensiero della morte di Iris. Dal pensiero che, mentre io ero in vacanza, mia sorella moriva ed io sono rientrata appena in tempo per tenerle la zampa nei suoi ultimi tre giorni di vita…

Parliamo d’altro, che è meglio.
Parliamo delle elezioni….
AAAAAAARRRRRRRRRGGGHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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