Sapete che cos’è un voltorecchio?
Non lo sapevo neanch’io, prima che il vombato Baedyn me ne parlasse, l’altro ieri. Trattasi di un aratro, bivomere o trivomere, a seconda, di cui allego una diapositiva.
Come forse ricorderete, Baedyn il vombato lavora presso la FoodFarm, la bottega di squisitezze umbre annessa all’Azienda Agricola Mariotti, a Pila, gestita da Madama Grazia (la bottega, non l’azienda). Ora Madama Grazia, coadiuvata dalla Mamma, se n’è inventata un’altra: il Museo "Vita in campagna", un piccolo locale in cui ha raccolto svariati attrezzi antichi, agricoli e non, risalenti ad epoche ormai remote. La mia amica Maddy, docente di Storia Indoeuropea, ha voluto sapere se c’erano anche dei chopper, ma Baedyn ha ribattuto che non erano poi così antichi.
Una cosa che ha molto esilarato Maysa la lince è stato il cosiddetto prete, che non è un uomo di chiesa sibbene un aggeggio di legno di forma approssimativamente ellittica, costituito da assi incurvate al centro delle quali è situato un piccolo braciere, che una volta si usava per riscaldare i letti prima di coricarsi. La Mamma ha detto che da piccina ne aveva uno anche lei e che la affascinava molto, mentre i suoi genitori guardavano la televisione, scivolare nella camera da letto buia e scorgere la luce smorzata del fuoco sotto le coperte.
“Ma non s’incendiava?”
La Mamma le ha spiegato che no, di solito non succedeva nulla (di solito) perché le assi servivano appunto per tener rialzate le coperte ed evitare il contatto con il braciere, che peraltro era cilindrico, chiuso e bucherellato. La lince è stata a ridere come una iena per tutta la sera, fino a che suo marito il pondenco ibicenco non l’ha colpita con la padella con cui stava cucinando, per l’appunto, una paella.
In tutti i modi, Baedyn ci ha invitato tutti alla grande inaugurazione del Museo della FoodFarm, la prossima domenica, 30 novembre. La kermesse inizierà alle dieci del mattino circa e proseguirà fino a sera; si potrà visitare il locale dove si trova la Collezione (è un locale piccolino, non v’immaginate il Louvre), che verrà illustrata dalla Mamma in persona (mi vien da ridere, sanasega la Mamma di attrezzi agricoli); nella casa colonica di fronte si potrà ammirare il Presepe artigianale creato, nel corso degli anni, dal figlio minore di Madama Grazia (detto “Lo Sciambilocco”); nella bottega saranno inoltre offerti assaggi dei pregiati prodotti dell’Azienda Agricola (salami, prosciutti, salsicce e la coppa, di cui va matto lo Zio Panda). Ve le servirà il vombato in persona! Tanto che gli frega a lui? È vegetariano, mangia radici e tuberi, i prosciutti non gli interessano proprio.
Al massimo i formaggi.
Perché "Il diario di Susanna"? Ibadeth è una fascinosa ramarra albanese, che ha ereditato il blog dalla sua migliore amica, la gatta Susanna, mancata all'inizio del 2010. Ibadeth è immigrata dall'Albania, approdata in Italia via gommone. Suona il violino in un complesso di liscio (i "Licaoni") ed è sposata con il suricate Tarquinius. Ha molti amici, tra cui una gatta che gestisce un sito curioso: http://umbriacuriosa.altervista.org/
domenica 23 novembre 2008
Il museo rurale di Madama Grazia
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6 commenti:
Anche dalle mie parti esiste un museo agricolo. Ed esiste anche la "monaca", lo sapevi?
He, sono un po' invidioso degli assaggi dei salami e di tutto il resto.
Anche mia nonna aveva uno scaldaletto che chiamava monaca. Anch'io mi domandavo come facesse a non incendiari le lenzuola.
Benvenuto in questa gabbia di matti, progvolution! Passa quando vuoi!
@ alianorah: no, non sapevo della monaca. Me l'ha segnalata anche marco marsilli. Grazie della segnalazione! Era come il prete?... Magari ne pubblicherò una foto, così mi saprai dire!
lo chiamavano prete perché il letto lo scaldava E BASTA?
Forse...
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