martedì 11 novembre 2008

Gatada, ovvero le Torri del Silenzio

Mia cugina Margot è molto presa dai preparativi della presentazione dei nuovi ritrovamenti archeologici relativi ai Gaturni e sta preparando un’elegante e documentata brochure corredata di foto delle nuove acquisizioni museali; ha inoltre preparato un documentario in DVD multimediale dedicato alle scuole medie (giustamente, se è multi-mediale…), che ieri sera ha mostrato a me e a mia sorella Megalo, quando siamo andate a Roma a farle visita nel Museo che dirige. Il DVD narra la storia di Gatada, l’ultima grande roccaforte dei prodi Gaturni, e s’intitola “Le Torri del Silenzio”.
Gatada era un'antica fortezza gaturna che sorgeva su un pianoro di circa sedici km quadrati situato su una rocca a 1900 metri di altitudine rispetto al Lacus Trasimenus.
L’unico punto di accesso era, anche secondo il racconto di Camillo Soriano, il sentiero delle lanterne, un percorso ripido e convoluto che sfociava in un altopiano, detto “Il Prato delle Stelle”, di fronte al castello, dove sorgeva un tempietto circolare dedicato a Bastet (sempre sia lodata).
Nel II secolo a.C. la fortezza era stata il palazzo della regina Sphinx, che tra il 138 e il 130 l’aveva fatta fortificare. La cittadina, a pianta elicoidale, era arroccata a sei differenti livelli verso lo strapiombo sul lato sud, dotata di terme con calidarium centrale, magazzini sotterranei ed ampie cisterne per la raccolta dell'acqua (e del vino, e della birra).

Moltissimi anni dopo - nell'anno 788 -, vi trovarono rifugio gli ultimi strenui ribelli non ancora disposti a darsi per vinti. La fortezza divenne nota per l’assedio dell’esercito padano durante la seconda guerra gaturna, in seguito al quale i padani riuscirono alla fine ad accedere al pianoro-fortezza mediante l’inganno ed a conquistare l’ultima roccaforte gaturna.

La fortezza fu assediata per quasi due anni dalla V Legione Padana, costituita da ventimila soldati, per lo più cani e porci; venne costruito un vallo (sorta di muraglia spessa e alta, visibile ancor oggi) ed un terrapieno di trenta metri che dal basso saliva sino alle mura della fortezza.
Resosi conto della disfatta ormai imminente, il capo gaturno Silvestro Isidoro Biancacoda, detto Lo Spaccamaroni, decise di tentare il tutto per tutto: mentre i Padani davano l’assedio alla Porta Micenea, i Gaturni se la filarono attraverso i condotti dell’acqua termale. Iniziò così la diaspora.
Gatada fu conquistata… ma i Padani non riuscirono a fare prigioniero manco mezzo gaturno.
Dopo la sua presa, Gatada rimase in mano ai padani per tutto l’Alto Medioevo. Nell’anno Mille cadde in mano agli Abissini, che irruppero nel castello sempre dalla porta Micenea (che, dopo quest’ennesima performance, venne murata), inneggiando alla loro Dea Madre protettrice, una gatta azzurra dal volto scuro. Narra il mito che la Dea Madre dal viso nero attenda l'ora della risurrezione del suo nobile sposo, che eresse una pira sulle rive del lago e ivi s'immolò; a ciò allude il testo dell’inno, ricostruito dagli archeologi a partire da alcuni frammenti di pergamena, che suona pressappoco così: “Faccetta nera, bell’abissina/ aspetta e spera che già l'ora s'avvicina…; la melodia è, però, rimasta ignota.
Dopo l'invasione abissina, il luogo venne abbandonato e se ne perse addirittura il ricordo; venne infine riscoperto nell’ultimo ventennio per diventare simbolo della causa gaturna.
In parte ricostruita, Gatada è oggi diventato uno fra i più importanti siti archeologici del Centro Italia, grazie anche agli scavi compiuti a partire dagli anni Novanta sotto la guida dell’archeologo romano Albio Tibullo Cenciarelli, detto Moby Dick. Sono stati riportati alla luce i resti dell'antica fortezza, con mosaici di notevole qualità raffiguranti scene di vita gaturna, bagni, stylabex, agoux ed anche paioli di polenta taragna lanciati dalle catapulte padane (cui i Gaturni rispondevano con getti di lettiera usata; arma letale attualmente proibita da tutte le Convenzioni internazionali).

Alla storia di Gatada sono stati dedicati film, libri ed un’opera rock scritta dai Limp Bizcat, intitolata Mantichora Ctesia.

I discendenti dei Gaturni si sparsero in tutto il bacino mediterraneo, mescolandosi con le popolazioni autoctone; ancora oggi gli ultimi discendenti (o coloro che per tali si spacciano) solano i coglion... ehm, intrattengono piacevolmente con il racconto delle gesta degli avi le giovani generazioni di micini nei luoghi di ritrovo come Largo Torre Argentina o il Villaggio del Gatto di Collestrada...

4 commenti:

Gaja Cenciarelli ha detto...

Questa me la stampo e l'attacco accanto al computer! C'è una serie di perle... una dietro l'altra. E poi c'è anche ALBIO TIBULLO CENCIARELLI!
Il mio coccolone.
Lo sapevo che era stato un eroe! Sapevo che meditava grandi imprese quando dormiva (quindi praticamente 20 ore al giorno).

Certo che 'sti padani contro i Gaturni poco "potettero", eh, Susannuccia...
E poi c'era Scassamaroni. NOMEN OMEN!!!

:D

Gaja Cenciarelli ha detto...

Ah no!
SPACCAMARONI!

Sempre sia lodata Bastet!

Anonimo ha detto...

Bellissimo!
I pregevoli mosaici con i paioli di polenta che volano dalle catapulte...Che non si sa se fa più male la polenta che ti ustiona o il paiolo che ti stordisce...

Susanna ha detto...

E ti paresse poco la lettiera usata lanciata addosso agli invasori! "Lettiera", per i profani ignari di gatti, sta per "cesso"... non ti dico altro...
susanna