giovedì 20 novembre 2008

Il governo ha privatizzato l'acqua

ACQUA IN BOCCA - VI ABBIAMO VENDUTO L’ACQUA

di Rosaria Ruffini (Docente di teatro allo IUAV di Venezia) - 16 Ottobre 2008

Il governo Berlusconi senza dire niente a nessuno ha dato il via alla privatizzazione dell'acqua pubblica.
Mentre nel paese imperversano annose discussioni sul grembiulino a scuola, sul guinzaglio per il cane e sul flagello dei graffiti, il governo Berlusconi senza dire niente a nessuno ha dato il via alla privatizzazione dell'acqua pubblica.

Il Parlamento ha votato l'articolo 23bis del decreto legge 112 del ministro Tremonti che afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell'economia capitalistica. Così il governo Berlusconi ha sancito che in Italia l'acqua non sarà più un bene pubblico, ma una merce e, dunque, sarà gestita da multinazionali internazionali (le stesse che già possiedono le acque minerali). Già a Latina la Veolia (multinazionale che gestisce l'acqua locale) ha deciso di aumentare le bollette del 300% Ai consumatori che protestano, Veolia manda le sue squadre di vigilantes armatati e carabinieri per staccare i contatori. La privatizzazione dell'acqua che sta avvenendo a livello mondiale provocherà, nei prossimi anni, milioni di morti per sete nei paesi più poveri.

L'acqua è sacra in ogni paese, cultura e fede del mondo: l'uomo è fatto per il 65% di acqua, ed è questo che il governo italiano sta mettendo in vendita. L´acqua che sgorga dalla terra non è una merce, è un diritto fondamentale umano e nessuno può appropriarsene per trarne illecito profitto. L´acqua è l'oro bianco per cui si combatteranno le prossime guerre. Guerre che saranno dirette dalle multinazionali alle quali oggi il governo, preoccupato per i grembiulini, sta vendendo il 65% del nostro corpo.

Acqua in bocca.

Qualcuno di voi che siete più informati mi dice se è vero?...

2 commenti:

lucy ha detto...

Fontamara, di Ignazio Silone
Fontamara è la storia di un paese della Marsica, costituito da poche casupole e strade primitive. La scelta del tempo storico di questo romanzo è precisata nel periodo in cui, ai soprusi antichi di cui i poveri contadini di quel paese sono vittime, si aggiunge anche la violenza dei fascisti arrivati al potere. La nuova realtà politica colpisce Fontamara in due punti vitali: l'energia elettrica e l'acqua. La prima è stata tolta al paese perché i Fontamaresi da tempo non pagavano i canoni, né avevano di che pagarla. Del resto essi non hanno molti rimpianti, essendo stati abituati da tempo ad usufruire del chiaro di luna. Ma, senza l'acqua, quei poveri contadini sono destinati a morire di fame. Ed il punto focale nel romanzo è, appunto, la tragedia che ha origine da un grave sopruso commesso da un influente gerarca fascista, detto "l'Imprenditore", ai danni dei Fontamaresi. Infatti costui aveva acquistato da qualche tempo le terre di don Carlo Magna, un grosso proprietario terriero ormai ridotto in condizioni economiche assai precarie. L'Impresario, un politico assai intrigante e abile negli affari, intende bonificare quelle povere e sterili terre facendo deviare l'unico corso d'acqua della zona, che era la vita dei Fontamaresi. Solo per mezzo di quell'acqua i contadini da anni sopravvivevano, coltivando i campi irrigui sottostanti nella valle.
Ma nessuno può fermare l'Imprenditore, uomo senza scrupoli, politicamente sostenuto dai fascisti e dai signori locali; tanto più ora che egli è diventato podestà del capoluogo. I Fantamaresi sono povera gente, ingenua, impotente da sola a far fronte alle mire ambiziose di questo spregiudicato uomo senza scrupoli. Per di più egli ha la connivenza della classe dirigente locale, tra cui don Circostanza, don Abbacchio, il cavalier Pelino, i quali operano in suo favore, cercando di convincere il popolo alla nuova situazione politica. Dinanzi al furto dell'acqua, tanto preziosa per loro, i contadini reagiscono immediatamente, ma interviene don Circostanza, il quale, d'accordo col notaio, si burla della povera gente dividendo l'acqua in parti "uguali": tre quarti andranno all'Impresario e gli altri tre quarti ai contadini! Lì per li i contadini non comprendono la beffa, ma ben presto sono costretti alla fame per il furto "legale" della loro acqua. Di qui i torbidi e la rivoluzione.
Al furto dell'acqua si aggiunge ora la violenza delle squadracce fasciste, che invadono il paese, minacciano, e stuprano le donne. Durante una grande adunanza politica fascista nel capoluogo, in cui sfilano grosse autorità, viene definitivamente chiarito il grande equivoco sulla spartizione delle terre del Fucino, che costituivano la suprema speranza dei giovani contadini di Fontamara. Tra questi un giovane, Berardo Viola, uomo fortissimo e intelligente, comprende l'inganno fatto ai danni della povera gente, e diventa il leader politico dei contadini affamati di terre.
(...) da qui:
http://library.thinkquest.org/28490/data/italiano/libri/fontamara.htm

ora: il chiaro di luna? ci sta.
l'Imprenditore? ci sta ci sta...
i fascisti? ci stanno ci stanno, uh, se ci stanno...
e le squadracce, non mi dite che le squadracce...? avoja!
la storia si ripete, ma non lo dite in giro. appunto: acqua in bocca.

Anonimo ha detto...

Non ho parole, davero è possibile che non se ne sia saputo assolutamente nulla? Mi sembra comunque che la fonte citata abbia a sua volta indicato uno specifico ddl, quindi bisognerebbe trovare il testo e leggerlo per avere conferma.
O_o