venerdì 19 dicembre 2008

Alibech


La sera dopo cena nel soggiorno di Ibadeth e Tarquinius, raggomitolata sul divano guardavo il fuoco nel camino. Ibadeth trafficava in cucina, Tarquinius era fuori per qualche consegna – un pannello istoriato per una chiesa evangelica, credo –. Asiak era ad una festa con il furetto (a fare le stole di pelliccia animaliste, come ben si sa). Arturo, il soriano ragioniere dormiva sul tappeto liso davanti al focolare, Lucy K.K. guardava fuori dalla finestra. Ad un certo punto mi sono girata e non l’ho vista più.
Mi sono rimessa a dormire e ho sognato vicende familiari dimenticate, tavolate in cima alle scale, camini accesi circondati da agrifogli e giardini innevati guardati da dietro i vetri. Ne sentivo anche l’alito freddo, quando mi sono resa conto che era Lucy K.K. che era rientrata e piangeva in silenzio. Arturo si è svegliato, si è stirato ed ha incominciato a leccarle il manto color cipria. Lucy ha detto che era uscita per fare due passi nel paese vicino e aveva visto da lontano Alibech, la visoncina flautista, che attraversava la strada, con il pelo marrone scuro che scintillava sotto la luce del lampione, e che quando aveva tentato di raggiungerla aveva visto soltanto le orme sulla neve e un cespuglio di prugnolo che ondeggiava lieve all’inizio della discesa verso la valle.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ti ringrazio per essere passata da me,ma confesso che non ho capito il commento.
"Faciteme o piacere!"A chi,a noi o alla destra americana?
Cristiana

Anonimo ha detto...

Mi sono sempre chiesta cosa sognano i gatti ;)

Gaja Cenciarelli ha detto...

Che triste, susannuccia.
Mi sono commossa...
Sei bravissima, nipotina mia. :****