martedì 2 dicembre 2008

L'età del princisbecco

E anche il Museo rurale è stato inaugurato. La mia Mamma, a furia di ripetere i nomi degli attrezzi agricoli e i loro usi, quasi quasi li ha imparati e quasi quasi la gente ci credeva, che lei ne sapesse qualcosa. Sono venute tonnellate di persone, hanno mangiato giù come assassini, lo Sciambilocco ha terminato di montare il Presepe animato in corner, noi abbiamo cantato e suonato canzoni perugine del bel tempo che fu, Maysa la lince e Baedyn il vombato hanno servito quintali di panini con la porchetta e salumi assortiti.
Già, il bel tempo che fu.
Alla gente il Museo è piaciuto. La Mamma ha detto che era commovente vedere questi vecchi contadini che riconoscevano gli attrezzi e s'interpellavano l'un l'altro. "T'arcorde?...". Meno commovente era sentire la gente che magnificava quei bei tempi, in cui c'era più semplicità, c'era meno invidia, la gente si voleva più bene, c'era meno tecnologia e più solidarietà....
A me questi discorsi provocano mutazioni genetiche. Nel senso che prima mi fanno crescere le palle e poi me le fracassano.
Se steva mejo quan se steva peggio, dicono nel perugino.
Ma quando mai?
Accordiamoci sul quando, innanzi tutto.
Cinquant'anni fa, sessanta? Mi permetto di suggerire che c'era la Seconda Guerra Mondiale, tanto per gradire. Non lo sceglierei come età dell'oro.
Va be', rimaniamo alla dimensione locale, senza allargarci tanto. Siamo proprio sicuri che i bei tempi andati fossero proprio tanto belli?
Si faticava, ci si ammazzava di lavoro, c'erano più malattie, meno soldi...
Meglio?
Va be', lasciamo perdere la dimensione materiale. Si credeva più in certi valori, si dice.
Ma quali?
Quelli del fascismo? Dio liberi.
L'unità della famiglia?
Ma non era più esibita che reale? Sicuri che non ci fosse più ipocrisia, invece?
Sicuri che non stavamo meglio perché eravamo più giovani?
Mi documenterò, non dubitate. Non voglio limitarmi a seppellire gli innumeri lettori di questo blog sotto un diluvio di domande.
Retoriche, per di più.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Proprio la stessa domanda che si è posta mia madre vedendo una fiction ambientata negli anni '60..."Che begli anni, quelli. Ma perché erano belli, o perché avevo vent'anni?".

Anonimo ha detto...

Vorrei conoscere anch'io la risposta a questa domanda... quand'è che si stava meglio e perchè?

Susanna ha detto...

@alianorah: la seconda che hai detto.
@flo: quando eri più giovane, perché non ti doleva la schiena...

lucy ha detto...

laudatio temporis acti: vecchia storia, da che è mondo. il tempo migliore è sempre quello passato ed è l'unico che ci appartiene veramente. e quando è passato, ma proprio passato, puoi raccontare di te con tono epico. così il nonno con il nipote. mentre del presente puoi parlare con tono da opera buffa, per parlare del futuro, se va bene, ti serve il tono tragico.

Anonimo ha detto...

Secondo me prima c'era una società pre-confezionata. La tua vita era già ben definita e non avevi molte alternative. Insomma se eri donna ti sposavi,magari con la persona decisa dai tuoi, facevi la brava mogliettina, badavi ai figli senza avere troppo pretese.Magari oggi non è proprio così. Tutto è diventato molto più complicato. A volte più vero.Credo che la vecchia generazione spesso vede nella vita pre-confezionata una soluzione alla libertà che ti fa diventare confusa...(ok adesso la smetto se no ci scrivo un romanzo) Ciao

Anonimo ha detto...

Secondo me si rimpiange il passato perchè nella memoria viene decantato e rimane solo il ricordo delle esperienze migliori, tutto lì..