domenica 3 febbraio 2008

Narcisismo maligno, ovvero il superuomo de noantri

Stavolta Maddy dice che è sicura. Le sue ricerche storiche l’hanno condotta ad avanzare un‘ipotesi fondata su solide basi. Dice lei. Anche l’altra volta era sicura di aver individuato il piccolo Albert nel pargoletto che ripetutamente cercava di lapidare Nostro Signore… poi Edoardo le ha fatto notare, piuttosto acidamente – ma del resto che cosa ti aspetti da un culo, una romanza?, come dice sempre lo Zio Panda (pare sia un’espressione ferrarese) – che i due spensierati comportamentisti Watson e Raynor erano defunti negli anni Cinquanta e pertanto c’era… come dire… un piccolissimo scarto cronologico. Certo che tuo fratello va a guardare il capello, ha detto Maddy piccata; ma ha ripreso le sue ricerche storiche ed ha reperito nuovi documenti che dimostrerebbero inoppugnabilmente che il piccolo Albert era…
Ricapitoliamo. Nei primi decenni del XX secolo, due comportamentisti americani, John Watson e Rosalie Raynor, vollero dimostrare che la personalità può essere modificata, che molte fobie sono vere e proprie reazioni emotive condizionate, sia in via diretta che per traslazione, e che i disturbi emotivi degli adulti possono essere fatti risalire a reazioni condizionate avvenute nella prima infanzia. Per provare la loro teoria, i due bigattini da mosto condizionarono un bimbo, il piccolo Albert, ad avere paura di una stola di pelliccia bianca: mentre giocava con dei topolini bianchi presero a fargli esplodere mortaretti e a suonargli trombe da stadio nelle orecchie, talché lo sciagurato ogni volta che vedeva qualcosa fatto di pelo bianco si sentiva male.
Pare che, dopo aver proposto stravaganti rimedi al danno che avevano perpetrato, i due figuri si siano sposati (Dio li fa e poi li accoppia) e abbiano abbandonato la psicologia – Deo gratias – per dedicarsi alla pubblicità… che cosa avranno voluto convincere la gente a comprare, una scatola di montaggio per una camera a gas? ...
Il piccolo Albert crebbe, nonostante tutto, si trasferì a Londra con la famiglia (dice la Maddy) ed andò a vivere nel quartiere periferico di Kenbourne Vale, dove viveva anche lo psicopatico-paranoide Arthur Johnson. Confuso, spaventato e problematico, il ragazzetto passava il tempo spiando i vicini di casa per carpirne i segreti ed eventualmente ricattarli… non tanto per denaro, quanto per sperimentare l’ineguagliabile senso di potere che produce nella psiche la consapevolezza che l’altrui destino è nelle tue mani. Quando tuttavia scoprì il segreto di Arthur Johnson, rimase un po’ spiazzato. Visto com'è, un serial killer era cosa ben diversa dai mariti fedifraghi, dalle massaie borseggiatrici o dalle fanciulle di dubbia moralità. Ma quando si rese conto che Arthur aveva trovato nello strangolamento del manichino una valvola di sfogo per il suo desiderio di uccidere, provò un senso di esultanza. Poteva finalmente dare la stura al suo sadismo e vendicarsi di quel vecchiaccio rompicoglioni che varie volte lo aveva rimproverato quando lo vedeva scrivere parolacce sui muri. Così, quando il giovane laureando Anthony organizzò la festa di Guy Fawkes, il trucibaldo ragazzino "trovò" (ma guardacaso) un manichino nello scantinato della casa vicino alla sua e, aiutato da altri giovani sciamannati par suo, lo trasportò a casa, dove la solerte giovane madre vedova lo vestì con alcuni vecchissimi cenci del suo defunto marito… La notte del 5 novembre, festa di Guy Fawkes, il manichino fu incendiato fra gli applausi di tutti gli abitanti del quartiere e sotto gli occhi stupefatti del povero Arthur passato lì per caso. La sua Dama Bianca, la sua zia Gracie, il suo angelo custode… Il piccolo Albert sperimentò un sadico gaudio nel vedere la faccia di Arthur Johnson quando le fiamme lambirono il manichino, tanto che si diede a saltare e a ballare in un parossismo di gioia, trascinando tutti gli astanti in uno scatenato reel e cantando canzonacce che il buon gusto che mi contraddistingue non mi consente di trascrivere; qualcuno riportò che il malefico pischello cantasse Arrivano i Campbell, urrà, urrà!, ma ci fu anche chi sostenne di averlo inteso intonare le note della famosa ballata Ti strappo i peli del culo e ci faccio le trecce, brutto vecchio rincoglionito (il cui testo è probabilmente da ascriversi ad una fase tarda della produzione letteraria colta di John Donne).

I testi di psicologia la chiamano "sindrome di narcisismo maligno". Consta di un disturbo narcisistico di personalità con venature di comportamento antisociale, disprezzo per gli altri, aggressività e sadismo egosintonico (ovvero con cui il paziente si trova benone), che possono esprimersi in una ideologia consapevole di auto-affermazione aggressiva, come succede ad esempio ai leader di bande sadiche - tipo Arancia meccanica - o gruppi terroristici. Possono essere presenti anche fantasie di omicidi (o suicidi) eseguiti senza un movente razionale, per dimostrare la propria superiorità sul dolore e sulla morte. Stile il superuomo dannunziano, tanto per capirci.
Si sentono padroni della morte, dice Kernberg.
Stanno freschi, dico io.

1 commento:

Devarim ha detto...

bisognerebbe applicare questa categoria a Berlusconi.