lunedì 11 febbraio 2008

Roundabout 2: il ritorno (dello storno)


Rotonda FIAT 2
Inserito originariamente da susannucciauccia

Ieri pomeriggio, dopo le prove con i Licaoni (dovevamo suonare la sera ad una festa a Greppolischieto), sono andata a prendere un aperitivo con mio fratello Edoardo e mia sorella Megalo (gli avvocati) ed un loro amico, un giornalista freelance di nome Lucky, che abita a Pisa, si trovava qui per un servizio ed era venuto a trovarli.
Premetto che offrivano loro: di norma quei due vanno in locali assai costosi che io di certo non mi potrei permettere e fanno l’”Happy Hour”, ovvero una gran mangiata di squisitezze in quantità minimali che pescano da un numero infinito di minuscole ciotole e alternano al sorseggiamento di variopinti beveroni dai colori incongrui contenuti in calici di altezze spropositate. Quello sarebbe l’aperitivo, dice Megalo; dopo, vanno a mangiare. Se ne hanno la forza e se c’è ancora posto, cosa di cui dubito.
In tutti i modi, è sempre un’esperienza vedere Edoardo e Megalo mentre mangiano. Quantunque abbiano ciascuno la sua ciotola e lo stesso cibo, ognuno tira a sé con decisione la ciotola dell’altro senza che l’altro mostri in alcun modo di esserne offeso; per tutto il pranzo dette ciotole viaggiano dall’uno all’altro dei commensali provocando un gran trambusto fra gli oggetti posti sul desco. C’è da dire che questo lo fanno anche gli altri miei fratelli, presenti e passati; lo fa Martino con me (mi dà un urto di nervi!), lo faceva la povera Iris (più che altro glielo facevano), lo faceva soprattutto il defunto Ubaldo, l’ingegnere, che sospettava sempre di star perdendosi qualcosa (era paranoico, secondo me).
Scopo della riunione era mostrare ad Edoardo l’ultima foto del concorso “Vota la rotonda più comunista”. La foto arrivata proprio ieri ritrae la rotatoria sita alla confluenza della Via Assisana, della Via Tuderte, di via della Pallotta e di altre tre vie di cui mi sfugge il nome, presso l’Orto Botanico.
La foto ha tuttavia scatenato la diatriba fra Megalo ed Edoardo (sotto lo sguardo benevolo di Lucky). Mio fratello sputava veleno sostenendo che il roundabout in questione è dispendioso ed inutile, anzi, dannoso. Prima della costruzione della rotonda c’erano dei semafori che servivano egregiamente allo scopo (diceva lui), ora con la rotonda “non si passa mai” (“Se tu sei scemo…” ribatteva Megalo) perché “dentro la rotonda c’è sempre qualche macchina che t’impedisce di entrare“ (“E quelle macchine che t’impediscono d’entrare da dove vengono, dal nulla?” diceva mia sorella. “Come sono entrate loro, entra anche tu, deficiente! Usciranno dalla rotonda, a un certo punto! O rimarranno lì in saecula saeculorum?”) e, oltre tutto, a che pro, si chiedeva il fascistaccio, piazzarci la fontana? Per farla vedere a chi? (Su quello ero d’accordo anch’io, ma sono stata saggiamente zitta). Megalo ribatteva, avocando a sé la ciotola di gamberetti che stava mangiando Lucky, che una rotatoria esteticamente gradevole serve anche per i turisti che salgono dalla E 45, ma Edoardo sbuffava. Megalo gli ha detto che per lui, essendo di destra, i soldi spesi nel settore pubblico sono in ogni caso buttati (“Certo!!! Guarda il minimetro!” ha ululato mio fratello).
A questo punto Lucky è intervenuto pacatamente. Lui è un giornalista di guerra ed è venuto qui per documentare le lotte che ci sarebbero state fra alcune frange della destra estrema, ostili al minimetrò, e i Vigili Urbani. Ha raccontato che, mentre veniva da Pisa con il treno, stava ascoltando le chiacchiere di due ragazzi provenienti da una qualche cittadina del sud. Uno dei due, laureando in farmacia e figlio di un facoltoso farmacista della sua città, diceva che se non altro aveva il posto di lavoro assicurato. L’altro gli chiedeva se era vero che in città avesse aperto una farmacia comunale; lo studente in farmacia rispondeva di sì, ma assicurava “…tanto la facciamo chiudere”.
- Che c’entra questo con le rotonde? – ha chiesto Edoardo, mentre Lucky gli sottraeva la ciotola e cominciava a vuotargliela – che gusto ci sarà stato, Edoardo mangia solo l’LD che non sa né di me né di te…
- C’entra sì – ha detto Megalo, stizzita. – La sensibilità nei confronti delle opere pubbliche! Nella città di questi due tizi il problema delle rotonde e del minimetro non si porrebbe di sicuro, capirai, non fanno manco sopravvivere una povera farmacia comunale! Lì sarà tutto privato, oppure il pubblico farà talmente pietà che la gente si dovrà per forza rivolgere ai privati! E indovina un po’ di che colore politico sarà la giunta, lì? –
- Sempre meglio che qui, dove le giunte rosse sfiniscono di tasse e di multe i cittadini per pagare questa giostra mostruosa e queste rotonde demenziali – ha ringhiato Edoardo. Io sono intervenuta dicendo che a me il minimetrò piace da matti, che ci ho fatto già trentaquattro giri con Ibadeth e Tarquinius, che tutti e tre abbiamo già comprato l’abbonamento e che vogliamo offrirci per piantare alberi, cespugli ed altre cose lungo il percorso del trenino…
Dopo qualche salace lepidezza sul tipo di vegetali che, secondo loro, io ambirei piantare, abbiamo guardato la foto della rotatoria dell’Orto Botanico. Ce l’ha mandata uno storno, tal Palmiro Pandolfelli, contabile in una ditta e studioso di statistica.

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