venerdì 8 febbraio 2008

Inaugurazione della Food Farm

Dopo che l’inaugurazione della prelibata bottega ha avuto luogo, finalmente Baedyn il vombato ha potuto riposare e ha principiato il suo lavoro alla "Food Farm" con quattro giorni di ferie. Madama Grazia no: Madama Grazia è come la dea egizia del perpetuo fermento, non si riposa mai e non trova mai pace. Per il suo compleanno voglio regalarle un sistro…
Comunque, tutta la faccenda è stata suggestiva. Oltre all’abbondanza di squisitezze esposte all’interno della bottega, montagne di prelibatezze troneggiavano sui tavoli approntati sotto il capannone di fronte, in uno slargo del viale di pini della stazione paleolitica. Panini con la porchetta, torte al formaggio con il lombetto, pizze al pomodoro e pizze alla cipolla, salsicce secche e coppa profumata, per non parlare dei cabaret di dolci… Il pomeriggio è stato dedicato alla meditazione e alla spiritualità, come potrete ben immaginare. Ma il culmine dei festeggiamenti si è avuto con lo spettacolo delle “Ametiste del Nilo", allestito nello stagno che dava sulla valle ammantata di boschi di querce ... anche se io ho avuto la vaga sensazione che gran parte del popolo sia stato coinvolto più che altro dai “Licaoni del Liscio” e dalle danze popolari locali.

Lungo i bordi dello specchio d’acqua circondato da canneti e pini erano stati sistemati cinque tripodi di bronzo, con le fiammelle che coloravano di arancione cangiante la superficie color piombo dello stagno. Nell’acqua stava un barcone dipinto di nero, circondato da torce accese e da spighe di grano. Io ho temuto il peggio per tutta la performance, ma le cinque odalische apparivano tranquille e concentrate. Delle due l’una: o sapevano quel che facevano o erano una massa d’incoscienti. La seconda che hai detto, mi suggerisce Edoardo. Il barcone era collegato con la terraferma da un piccolo pontile di legno rivestito di veli neri che ricadevano nell’acqua.

Al suono delle melodie orientali (alcune delle quali erano ri-arrangiate in stile chill out, peraltro), le “Ametiste del Nilo” hanno eseguito una complicata coreografia che rievocava la storia di Iside, la Dea Madre, di suo figlio Horus che poi diviene suo sposo, dell’uccisione da parte del di lui (ma anche di lei, mi pare) fratello Seth, della ricerca disperata di Iside del luogo ove lo sposo era stato sepolto e del ritrovamento del sarcofago che conteneva le sue spoglie (grazie alle parole proferite casualmente da alcuni bambini che giocavano) sulle rive di un fiume, dentro un cespuglio d’erica.

Nel primo quadro, nei panni della lucente apparizione, la danzatrice Shulamith, che vi ho già presentato tempo addietro: la siciliana Maria Grata Li Greci, anestesista alla U.S.L. per lavoro e odalisca per passione. Essendo una bella micia bianca, la parte della lucente apparizione le è stata affidata quasi d’ufficio. Indossava un’ampia gonna arancio cangiante ed un top ricamato di cristalli, era avvolta da un velo nero bordato d’oro e portava dei cimbali…

PRIMO VELO: LA DEA DELL’UNIVERSO
Dal mare sorge una lucente apparizione, un volto divino, che si ferma davanti ai miei occhi…
E’ veramente degna di essere adorata dagli stessi dei!
Un mantello nerissimo dai cupi riflessi, intessuto di stelle lucenti,
avvolge e si drappeggia intorno ad un abito dal colore cangiante,
cinto da guizzanti serpenti,
come lo Stige infernale gira nove volte intorno all’Ade!
Il capo è cinto da spighe.
La Madre Luna spande la sua luce azzurra
sulle ghirlande di fiori ricamati sul suo manto.

Nel secondo quadro predominava la dolce Aysel. Questo è ovviamente il suo nome d’arte: nella vita Aysel si chiama Fabiamaria Baldoncini Bellaveglia (detta Fabia per brevità) ed è una gatta certosina abbastanza dolce, proprietaria di una latteria in un paese che si affaccia sul lago Trasimeno. Indossava un abito argentato ed era avvolta da un velo rosso. Due serpenti dorati le si avvolgevano intorno alle braccia.

SECONDO VELO: LA DEA MADRE
Iside la Grande Madre seduta in trono
allatta il Figlio Horus, avvolto nel mantello.
In mano reca un vasetto d’oro in forma di barca,
avvolto da un serpente.


Il terzo quadro era animato da Maysa la lince (il cui nome d’arte è rimasto Maysa, naturaliter) e da Farhanaz, una gatta selvatica (mai quanto Maysa, peraltro, ma ci andiamo vicini), che nella vita fa la coltivatrice diretta e si fregia dell'altisonante nome di Alma Silvia Deogratias. Entrambe erano vestite con larghi calzoni bianchi svasati e stretti alle caviglie da ricami dorati e top candido con perle; l’unica differenza erano i veli, dorato quello di Maysa e argentato quello di Farhanaz. Portavano in capo una sciabola ricurva.

TERZO VELO: LA DEA LUNA
Si compie il plenilunio, tutto è visibile!
Seth il malvagio ha ingannato lo sposo,
col piombo ha sigillato la bara e l’ha gettata nel Nilo!
Ma gli dei misericordiosi mi hanno guidata
alle parole profetiche dei bambini del fiume di porpora,
e ai rami dell’erica che racchiude il sarcofago!

Il quarto e il quinto velo erano recitati da Maysa e Shahina… è il suo pseudonimo, ma secondo me poteva benissimo danzare col suo nome vero, come ha fatto Maysa, perché è indiana e si chiama Kirti Mrinal; è una gatta del Bengala, viene, manco a dirlo, dal Bengala e qui gestisce un negozio di alimentari orientale nel centro storico. Kirti Mrinal agitava un sistro ed era abbigliata con un abito intero, lungo, di color verde-azzurro-violetto, avvolta da un velo azzurro bordato d’argento.

QUARTO VELO: LA DEA SPOSA TERRESTRE
Spezza i sigilli del sarcofago dove giace il tuo sposo!
Nascondilo nella palude, che il malvagio Seth non lo trovi.

QUINTO VELO LA DEA SPOSA CELESTE
Vieni alla tua casa, io non ti vedo, ma il mio cuore sospira per te.
Ecco, io tua sorella ti amo più di tutto quanto in terra
e tu non ami un’altra come ami tua sorella,
certo non ami un’altra come ami tua sorella!
Io ti chiamo e piango così forte che le mie grida vincono il silenzio millenario.

Nell'ultima scena erano presenti tutte le ballerine, che portavano le “Ali di Iside” e in testa dei candelabri accesi. Danzavano in cerchio, si dividevano, raccoglievano tutti i loro veli e, ad una ad una, lasciavano con aria pensosa la scena mentre la musica sfumava.

SESTO VELO: LA DEA DEL PERPETUO FERMENTO
Danzate, portate spighe, agitate i sistri!
Accendete le torce, riempite la cornucopia di frutti!

SETTIMO VELO: LA DEA REGINA
Io vincerò il destino, solo io vi consentirò di estendere la vita oltre il tempo assegnatovi dal destino…
Io ho vinto la morte, io ho riportato il mio uomo alla vita,
io posso tutto contro le forze distruttrici del male!

(delirio d’onnipotenza, direi, così a occhio).

I brani sopra riportati, tratti liberamente dall’Asino d’Oro di Apuleio e da taluni miti egizi, erano letti, con voce alquanto sepolcrale, dall’otocione Jerusalem Gebratmaryam, Jerry per gli amici. Debbo dire che gli astanti hanno apprezzato molto l'avvenenza delle danzatrici, ma più d’uno si è domandato, a mezza bocca, quale fosse il legame tra i miti isiaci e gli insaccati umbri… Nessuno è stato tuttavia così audace da esprimere tali irriverenti dubbi ad alta voce.


INNO A ISIDE
Perché io sono la prima e l’ ultima
Io sono la venerata e la disprezzata,
Io sono la prostituta e la santa,
Io sono la sposa e la vergine,
Io sono la madre e la figlia,
Io sono le braccia di mia madre,
Io sono la sterile,
eppure sono numerosi i miei figli,
Io sono la donna sposata e la nubile,
Io sono Colei che dà alla luce
e Colei che non ha mai partorito,
Io sono la consolazione dei dolori del parto.
Io sono la sposa e lo sposo,
e fu il mio uomo che nutrì la mia fertilità,
Io sono la Madre di mio padre,
Io sono la sorella di mio marito,
Ed egli è il mio figlio respinto.
Rispettatemi sempre,
Poiché io sono la Scandalosa e la Magnifica.



La serata si è conclusa in maniera più tradizionale. I "Licaoni del Liscio" hanno intonato canzoni tratte dal più bieco repertorio popolare (quel che tocca fare per campare) e valzer e mazurke (cui non si sono sottratte nemmeno le odalische bellydancer (fra cui anche la Mamma), da Edoardo apostrofate con l'appellativo di "ventresche") si sono alternati nell'aia di fronte alla bottega, fino a tarda ora....

Ventresche.

Già. Alla fine l'abbiamo trovato, il legame fra gli insaccati umbri e la bellydance!







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