lunedì 4 agosto 2008

El gran teatro del mundo


La casa di Jerry
Inserito originariamente da susannucciauccia

Nella vita è tutta question d’immagine, diceva, mi pare, Lupo Alberto. Basta far credere. Non importa che ciò che mostri sia vero. Questo dice il pitone Srikant; o per lo meno diceva ieri, a casa di Jerry l’otocione, che vive in una malandata baracca in campagna (qui a fianco nella foto, dopo che il padron di casa ha rimesso in ordine), nei pressi d’uno stagno. Sono anni che si ripromette di migliorarne l’assetto, ma visto che è esponente di spicco dell’associazione “Vivere con lentezza”, la veggo assai buia. Comunque, ieri ero a casa di Jerry con Srikant, Tina la piovra e Arturo, un mio vicino di casa soriano che fa il ragioniere, e bevevamo succhi di frutta a gradazione più o meno alcoolica. Per qualcuno parecchio più. Srikant sosteneva che gran parte delle cose che vediamo ed ascoltiamo non sono reali.
Lo diceva anche Calderon de la Barca” annuiva Jerry. E a noi ignoranti che chiedevamo chi diavolo fosse, ha spiegato che era un drammaturgo spagnolo del Seicento, autore della tragedia La vita è sogno, che diceva che il mondo e la vita non sono reali e che la vera vita comincia dopo la morte. A questo punto Tina ha cominciato a fare gesti scaramantici con tutti i numerosi tentacoli di sua pertinenza, terrorizzando il povero Arturo che, come don Abbondio, non è nato con un cuor di leone. Srikant ha sorriso – non si permetterebbe mai di sogghignare, lui – e ha replicato che non era proprio quello che intendeva. Egli voleva significare che tutti mettono in scena un teatrino, più o meno complicato, a beneficio degli altri. E senza andare a scomodare la televisione con le sue finte risse, le sue false riconciliazioni, le sue storie pre-confezionate di amici e grandi fratelli, le gare canore e le partite di cui si sa il risultato almeno da tre mesi prima. Tanto tutti lo sanno e a tutti va benissimo. Chiedeva Srikant: “Non vi è mai capitato… che ne so… di avere un’amica antipatica e di chiedervi come fa ad avere tanti amici e ad essere popolare? Semplice: novanta volte su cento non lo è. Lo fa credere a voi. O l’amico che va sempre in vacanza in posti meravigliosi e a cui succedono solo cose stupende? Novanta su cento che in vacanza è stato da cani o s’è scorbellato come pochi, ma a voi narrerà solo imprese mirabolanti…”
Io conoscevo una tizia così” ha interloquito Tina. “Ostentava amicizie altolocate e parlava del mega-matrimonio del grande industriale e delle feste date dalle grandi nobildonne, ma poi ho scoperto che non ci aveva mai partecipato e che le descriveva perché sua zia ci aveva fatto il catering
Io sostenevo che bisogna accontentarsi, nella vita. Se una rappresentazione serve a farti passare una mezz’ora piacevole, perché no? Basta che tu lo sappia, che non è vero… Srikant ha detto che tante volte una finzione serve non solo come passatempo, ma come mezzo di sostentamento. Lui, Srikant, per esempio, è arrivato in Italia da clandestino, quindi senza permesso di soggiorno e senza lavoro. I primi tempi, per vivere, lavorava con un incantatore di serpenti, quelli che, suonando il flauto, fanno uscire da una cesta un cobra che si snoda in larghe spire a tempo di musica. Solo che Srikant è un pitone, mica un cobra, e a un cobra non gli assomiglia neppure vagamente. “Ma tanto la gente che ne sa?” . E l’incantatore, che si faceva passare per un saggio fachiro della valle del Gange, era in realtà un pregiudicato bulgaro che lavava vetri ai semafori a tempo perso. “Oddìo, tra un bulgaro e un indiano non è che ci sia tutta questa gran somiglianza…” ha detto Arturo; ma Srikant ha assicurato che la gente ci credeva. “Tanto la gente che ne sa?” Tina la piovra a questo punto si è chiesta se il bulgaro lo sapesse suonare, il flauto, e Srikant ha detto che no, effettivamente il flauto non sapeva manco da che parte si pigliasse, per cui usava uno di quei demenziali strumenti carnascialeschi detti “la lingua della suocera” e che lui, Srikant, usciva con sinuose spire da una cesta che di solito il bieco balcanico usava per i panni da lavare... quando li lavava. “Ma tanto la gente che ne sa?”
Ossignore, che incubo” ha riso Jerry. “Tutto finto! In breve, niente di ciò che vedevi era vero... Ma almeno eri capace, ad uscire sinuosamente dalla cesta?”
Quello sì, me la cavavo” ha ammesso Srikant, ridendo.
Che fine ha fatto il bulgaro?” ho voluto sapere io.
Sai che non lo so? E mi piacerebbe saperlo…, ma non credo neanche che il nome che mi ha dato sia quello vero…”
Figuriamoci” ha bofonchiato Tina. “Secondo me, non esiste nemmeno. Te lo ha fatto credere a te, che esiste. Magari era un ologramma…”
La vita è ologramma” ha concluso Jerry l’otocione. E su questa massima, ci siamo scolati una caraffa di Cosmopolitan.

4 commenti:

Gaja Cenciarelli ha detto...

"Arturo, un mio vicino di casa soriano che fa il ragioniere"
& anche
"terrorizzando il povero Arturo che, come don Abbondio, non è nato con un cuor di leone"
:-DDDD susanna, aspetta che riprendo fiato dopo aver riso! è il nome, capisci... :-DDD

fine pausa ilarità:
"l'importante è che si sappia, che non è vero."
già, ma non sempre la gente ci arriva, a capirlo...

comunque sei *bravissima* a raccontare (io, per esempio, che per lavoro passo davanti al computer praticamente tutto il giorno, mi scoraggio davanti ai post lunghi. e invece i tuoi - non mi stancherò mai di dirtelo - sono sempre un piacere!=^..^=)

p.s. e zio panda come sta? e charlie, edoardo e martino? sai com'è, dopo tanti giorni ho bisogno di aggiornamenti. c'è qui la cuginetta margot che mi ha tempestato di domande per tutta la settimana! ;)))

Susanna ha detto...

Ciao, zia Gaja, e ben trovata! Arturo il ragioniere non nasce dalla fantasia, ma esiste, e per combinazione si chiama proprio Arturo... nel senso che il nome non gli è stato dato dalla Mamma, ma dai vicini. La cosa è a conoscenza del DoccheNocche, a cui abbiamo parlato di Arturo il rag. una sera che è venuto a cena, e anche lui ha riso... Qui stiamo tutti bene, benché accaldati (la Mamma ci spazzola, accidenti a lei); lo zio Panda brontola come di consueto e Charlie dice "Ahò!" (tanto per mutare). E Margot, soffre il caldo?
Un abbraccio!
Susanna

Gaja Cenciarelli ha detto...

tantissimo, susanna! margot lo soffre tantissimo, il caldo essendo, come dice la sua dottoressa, un incrocio con un gatto delle foreste norvegesi (mah, per me potrebbe anche essere un incrocio con un folletto dei boschi irlandesi, visto che tua cugina parla, fa un casino terribile, apre porte e finestre e armadi, canta, chiacchiera... ma è logico che lo faccia, è tua cugina, e tu scrivi!=^..^=) lei è felice solo quando può stare davanti a un ventilatore o a un pinguino delonghi scalcagnato! ;)))

Susanna ha detto...

Chiamala scema! Ah, apre anche le porte? una mia vecchia zia defunta, la zia Nora, che mi somigliava abbastanza (per lo meno come colori), aveva l'abitudine di aprire le porte...
Saluti al folletto irlandese!
susanna