Etnomusica sulla spiaggia! Molti enti locali d’Italia hanno organizzato, in quest’estate smaltata, serate e concerti dedicati alla musica e alla cucina del mondo… forse tentando di resistere alla marea montante di razzismo che sta lentamente sommergendo la penisola? Se è così è lodevole, ma penso che ci voglia ben altro…
In tutti i modi, ho passato qualche giorno sulla riviera romagnola con i “Licaoni", che erano stati ingaggiati dal Comune di Valleazzurra per suonare, udite udite, musica albanese. Ammaestrati da Ibadeth, manco a dirlo. Sì, lo so che non siamo albanesi al cento per cento, ma se è per questo un mese fa ho assistito ad un concerto di musica sufi tenuta da un gruppo d’italiani… e solo una musicista era persiana… per cui mi son detta: nella vita è tutta question d'immagine (come dice Srikant il pitone), dunque, perché i Licaoni non possono suonare musica albanese ed avviare un progetto di studio relativo alla diffusione delle sonorità shqiperi?… Il licaone Aristogìtone, il pipistrello Filòstrato e Tarquinius il suricate mi hanno guardato con un certo scherno, dopo di che Aristogìtone ha sogghignato “Le sonorità shqiperi… nel mio carnet mancavano”; Filòstrato ha borbottato “Ma va’t’embora” (o qualcosa del genere: dubito che sia un complimento, però); Tarquinius ha detto che bastava gli dessero lo spartito e lui suonava anche l’inno nazionale della Repubblica di Cospaia. Detto e fatto: Ibadeth ci ha insegnato cinque pezzi folkloristici albanesi e Tina la piovra, percussionista d’area otocionica, ci ha preparato un pieghevole esplicativo, aiutata da Ben e Dan di Beautiful Colors.
Abbiamo suonato la sera sulla spiaggia, sotto la luna, mentre fra gli ombrelloni e i lettini giravano caraffe colme di liquidi ambrati e fruttati che si accendevano di riflessi d’oro sotto la luce delle lampade colorate. Alla fine del concerto è venuto a congratularsi con noi mio fratello Edoardo, l’avvocato, che aveva portato seco un amico. Edoardo che si complimenta con noi? Impossibile! E infatti c’era la trappola: egli è sarcastico, come si sa, e si è complimentato con noi più per il coraggio che per l’eccellenza dell’esecuzione, figurarsi. Noi ci siamo tuttavia accontentati e lui ci ha presentato il suo amico, un furetto di nome Annibale Bellassai, detto Scubidù, che ha fatto subito amicizia con me (specie dopo che gli ho offerto uno spinello di eccellente fattura). Mi ha raccontato che deve molto a Edoardo e, quando io l’ho guardato allibita, ha chiarito che lo ha tirato fuori un paio di volte dalla prigione. Sì, perché Annibale Bellassai detto Scubidù era stato un ladro, convinto che avrebbe potuto facilmente farla franca dopo i suoi furti grazie ad una mascherina bianco-nera… che però non si toglieva mai perché, ovviamente, faceva parte della sua fisionomia. Non dev’esser tanto lesto, questo qui, ho pensato fra me e me; ma non ho espresso ad alta voce tale irriguardoso pensamento… Scubidù ha continuato a raccontarmi che Edoardo aveva assunto la sua difesa ed era riuscito a fargli avere una condanna molto mite (sì, per insufficienza mentale, ho pensato io). Dopo essere uscito di galera, Scubidù ha cominciato a guadagnarsi da vivere noleggiandosi come stola di pelliccia per le signore d’alta società eleganti ed animaliste; pare che sia molto richiesto, che si faccia pagare cifre esorbitanti (ottanta euro a serata, cento se è richiesta la fattura) e che mangi pure a sbafo, perché durante i ricevimenti spesso la signora che se lo avvolge intorno al collo gli allunga noccioline, crostini al tartufo e talvolta anche cosciotti di pollo, che lui sbocconcella con suprema eleganza senza far cadere neppure una briciola…
Abbiamo suonato la sera sulla spiaggia, sotto la luna, mentre fra gli ombrelloni e i lettini giravano caraffe colme di liquidi ambrati e fruttati che si accendevano di riflessi d’oro sotto la luce delle lampade colorate. Alla fine del concerto è venuto a congratularsi con noi mio fratello Edoardo, l’avvocato, che aveva portato seco un amico. Edoardo che si complimenta con noi? Impossibile! E infatti c’era la trappola: egli è sarcastico, come si sa, e si è complimentato con noi più per il coraggio che per l’eccellenza dell’esecuzione, figurarsi. Noi ci siamo tuttavia accontentati e lui ci ha presentato il suo amico, un furetto di nome Annibale Bellassai, detto Scubidù, che ha fatto subito amicizia con me (specie dopo che gli ho offerto uno spinello di eccellente fattura). Mi ha raccontato che deve molto a Edoardo e, quando io l’ho guardato allibita, ha chiarito che lo ha tirato fuori un paio di volte dalla prigione. Sì, perché Annibale Bellassai detto Scubidù era stato un ladro, convinto che avrebbe potuto facilmente farla franca dopo i suoi furti grazie ad una mascherina bianco-nera… che però non si toglieva mai perché, ovviamente, faceva parte della sua fisionomia. Non dev’esser tanto lesto, questo qui, ho pensato fra me e me; ma non ho espresso ad alta voce tale irriguardoso pensamento… Scubidù ha continuato a raccontarmi che Edoardo aveva assunto la sua difesa ed era riuscito a fargli avere una condanna molto mite (sì, per insufficienza mentale, ho pensato io). Dopo essere uscito di galera, Scubidù ha cominciato a guadagnarsi da vivere noleggiandosi come stola di pelliccia per le signore d’alta società eleganti ed animaliste; pare che sia molto richiesto, che si faccia pagare cifre esorbitanti (ottanta euro a serata, cento se è richiesta la fattura) e che mangi pure a sbafo, perché durante i ricevimenti spesso la signora che se lo avvolge intorno al collo gli allunga noccioline, crostini al tartufo e talvolta anche cosciotti di pollo, che lui sbocconcella con suprema eleganza senza far cadere neppure una briciola…
2 commenti:
Mascherina bianconera? E' juventino?
Forse. Nessuno è perfetto.
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